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Il vortice dei prezzi risucchia gran parte degli italiani

Negli ultimi tre anni il 35,7% degli italiani ha chiesto un prestito bancario, un dato in aumento di ben il 9,5% rispetto allo scorso anno.

Aumentano coloro che ricorrono ai prestiti

Un quadro del genere vede un aumento di coloro che finiscono nella spirale dei prestiti. Negli ultimi tre anni il 35,7% degli italiani ha chiesto un prestito bancario, un dato in aumento di ben il 9,5% rispetto allo scorso anno. Oltre il 62% dei prestiti è stato chiesto per pagare debiti accumulati, mentre la percentuale restante per saldare altri prestiti precedentemente contratti con banche o finanziarie ai quali non si è riuscito a far fronte.

Per ottenere liquidità si ricorre al credito al consumo, mentre un dato allarmante è il ricorso ai “compro oro”, che mai come oggi sono ritornati di moda: gli italiani vendono i gioielli e i preziosi di famiglia. Nel corso dell’ultimo anno, infatti, ben il 28,1% degli italiani si è rivolto ai compro oro. Un’impennata rispetto all’8,5% dello scorso anno. Coloro che nel corso dell’ultimo anno, per fare acquisti, sono ricorsi al credito al consumo o a forme di pagamento rateizzate sono il 30,9% degli italiani, dato che supera il 25,8% registrato nella precedente rilevazione. Si richiede un prestito per acquistare una casa, coprire le spese mediche, per pagarsi una vacanza o per far fronte ad un evento: matrimonio, cresima battesimo.

“L’Italia – secondo il presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara – è al centro di una crisi insieme politica, economica e sociale, ed è costretta a fare i conti con le proprie contraddizioni, con i propri ritardi, il proprio endemico conservatorismo. Ma la nostra è una emergenza innanzitutto etica. Ci eravamo illusi che la crisi altro non fosse che una condizione passeggera invece siamo di fronte ad un doloroso e veloce declino che non è più una tesi, ma un dato di fatto”. È un Paese “completamente ripiegato sul suo presente”, spiega Fara, un Paese prigioniero di un “presentismo” che si affida al giorno per giorno. “Una pressione fiscale insopportabile e iniqua, la disoccupazione alle stelle, la perdita del potere d’acquisto, i ceti medi sulla via della proletarizzazione, l’aumento della povertà e del disagio, la precarietà globale di un’intera generazione rappresentano solo alcune delle emergenze”, fa notare ancora Fara.

Tra le categorie di persone che sono ricorse ai prestiti bancari gli assunti con contratti a tempo determinato: atipico o subordinato o i titolari di Partita Iva (44,2%), ma anche il popolo dei lavoratori subordinati o tempo indeterminato rappresenta una fetta cospicua di “cercatori di liquidità” che arriva al 35,2%.

Non è una novità che i lavoratori ricorrano a prestiti, visto che, nella congiuntura economica attuale, anche le aziende spesso hanno dovuto bussare allo sportello di una banca per chiedere liquidità che spesso è servita non per investire, ma per coprire spese improrogabili. Alla fine del 2012, come rilevato da Confartigianato, il 58% delle imprese è stata costretta a chiedere un prestito con il solo scopo di poter far fronte ai propri impegni con il Fisco.

Le cifre sono elevatissime: 615mila aziende di piccole e medie dimensioni e circa 40mila imprenditori che per pagare le imposte sono ricorsi a prestiti poiché già indebitati con clienti e fornitori. Una fotografia che è stata confermata anche da una recente indagine di Unimpresa che dimostra come l’elevata pressione fiscale porti le PMI a far aumentare il proprio indebitamento per far fronte agli adempimenti fiscali.

Di contro, non sempre l’accesso al credito si rivela una cosa semplice. Secondo gli ultimi dati della Banca d'Italia, nel supplemento al bollettino "Moneta e banche”, l'offerta di credito a famiglie ed imprese in Italia resta al lumicino, e contribuisce a rendere ancor più grave la recessione, soprattutto a livello delle PMI. Bankitalia ha infatti rilevato che, a gennaio, c’è stato un nuovo forte calo dei prestiti del 1,6% tendenziale, dopo il 0,9% di dicembre.

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