Nei paradisi fiscali
sono "imboscati" 30 mila miliardi di dollari, una ricchezza spropositata, pari al doppio della ricchezza prodotta ogni anno negli Stati Uniti e in Europa ed a circa venti volte quella generata in Italia. Perlopiù, questa ingente ricchezza si alimenta delle mancate entrate fiscali, stimate in circa 700 miliardi in USA e in 1.000 miliardi in Europa. Lo rivela la giornalista
Nunzia Penelope, nel suo libro
"Caccia al Tesoro", che contiene stime tratte dai dati ricavati da fonti ufficiali quali l'FMI, l'OCSE e la Banca mondiale. L'autrice del libro dichiara che si tratta di "un buco nero" alimentato dalle multinazionali, dagli evasori, dal riciclaggio, dal crimine, dalla corruzione e così via. Una enorme massa di denaro che fa capo ad una élite globale, in grado anche di orientare a proprio piacimento le scelte dei legislatori e condizionare il lancio di misure di contrasto. Il peso e l'importanza dell'
economia offshore - sottolinea – è cresciuto esponenzialmente con la crisi finanziaria del 2007 di cui è allo stesso tempo causa ed effetto.
Parlando dell'Italia e del recente
accordo per l'abbattimento del segreto bancario siglato prima con la Svizzera e poi
con il Liechtenstein, Penelope ha sottolineato che nelle banche elvetiche sono stati nascosti capitali per circa 200 miliardi di euro, almeno il doppio rispetto a quanto rientrato con lo scudo fiscale nel 2010.
In vent'anni sarebbero fuggiti in Svizzera almeno mille miliardi. E gli accordi fiscali siglati di recente? Secondo la giornalista si tratta ben poca cosa, dato che "non saranno operativi prima di due anni" e che con questo ampio lasso di tempo "ci sarà tutto il tempo di traslocare altrove".
Soddisfatto invece il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, spiegando che l’intesa con la Svizzera rappresenta "un passo in avanti molto importante nelle relazioni fra i due paesi, che ha richiesto un lavoro lungo e difficile ma che si è concluso con pieno successo”.
Recentemente il
Fisco italiano ha siglato anche un accordo con il Vaticano e
con il Principato di Monaco, che prevede lo scambio di informazioni e la possibilità di regolarizzare con il rimpatrio dei capitali.
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