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I giovani italiani si reinventano il lavoro

Scoraggiati dalla disoccupazione gli under 35 aguzzano l'ingegno.

AAA studenti universitari cercasi

Ai giovani la laurea interessa sempre meno. Per spiegare e capire la dimensione del fenomeno possiamo dire che negli ultimi dieci anni è come se fosse sparito un ateneo intero, come quello della Statale di Milano. Il CUN - Consiglio Universitario Nazionale ha paragonato il numero di iscritti del 2003 con quelli di quest'anno, rilevando una fuga degli iscritti del 17%, vale a dire di 58.000 unità. Il calo delle immatricolazioni però non è generalizzato; come quasi tutte le cose in Italia c'è una profonda divergenza tra Nord e Sud. "L'Italia è spaccata", dichiara anche il ministro dell'Università, Francesco Profumo specificando che "in due regioni, Piemonte e Trentino, aumentano le immatricolazioni. Poi ci sono regioni come Liguria, Veneto, Valle d'Aosta, Friuli, Marche e Toscana che hanno ridotto le immatricolazioni, ma meno della media nazionale. In altre arriviamo fino al 36% in meno".

Del resto la laurea non basta più per trovare lavoro in Italia. Lo confermano anche alcuni dati Istat, che evidenziano un sempre più crescente numero di giovani disoccupati con titoli di studio universitari. Relativamente allo scorso anno si contano ben 200 mila disoccupati under 35, in aumento del 28% sul 2011 e addirittura del 43% rispetto al 2008.

I giovani, intimoriti dalla crisi, lasciano gli studi in cerca di un lavoro, che però di questi tempi è una vera e propria utopia. Le notizie relative al mercato del lavoro, infatti, sono sempre più deprimenti, con i licenziamenti in aumento e le dimissioni in calo. Secondo il ministero del Lavoro nei primi nove mesi dello scorso anno si sono registrati 640 mila licenziamenti, l'11% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A fronte di 7,9 milioni di contratti attivati ne sono cessati ben 7 milioni, sia per dimissioni o pensionamento che per licenziamento o scadenza. Da rilevare però il forte calo di coloro che hanno deciso di presentare volontariamente le dimissioni, segno che il lavoro in tempi di crisi bisogna tenerselo stretto.

Non resta dunque che emigrare all'estero, nonostante le prospettive di lavoro siano pochissime anche lì, persino per coloro che beneficiano di titoli di studio di livello elevato. Secondo un sondaggio promosso dal centro di ricerche sociali sul lavoro "Work in Progress", una stragrande maggioranza dei giovani italiani (64%) sarebbe propensa ad andare a vivere lontano, mentre il 37% avrebbe anche inviato il suo curriculum all'estero e si dice pronto ad espatriare. Le mete privilegiate sono la Francia, la Svizzera e l'Inghilterra. Il pessimismo resta un carattere dominante, come conferma la porzione di coloro che sono disposti anche ad essere sottopagati (25%).
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