Università tricolore ultima in classifica
L'
Istruzione universitaria rappresenta le fondamenta su cui si fonderà il futuro recupero del mercato del lavoro a livello mondiale, dopo che la recessione economica e la crisi finanziaria hanno messo a dura prova le principali economie industrializzate. E' l'
OCSE a dirlo, sollecitando investimenti nell'istruzione, ma l'Italia come risponde?
Il recente rapporto OCSE sugli investimenti in Istruzione (
Educational at Glance 2010), disegna un quadro piuttosto pessimistico per il Bel Paese, che resta agli ultimi posti quanto a spesa per istruzione e produttività.
Qualche numero alla mano? L'economia tricolore è in fondo alla classifica dell'OCSE quanto a spesa universitaria (
tertiary education) in rapporto al PIL, con una percentuale che si colloca allo 0,9%. Nel complesso dei 31 Paesi OCSE, l'Italia si colloca all'ultimo posto, a pari merito con l'Ungheria e la Repubblica Slovacca, in contrasto con l'1,4% della Francia e l'1,1% della Germania e ben lontana dal 3,1% vantato dagli Stati Uniti. La posizione non migliora molto se si considerano i Paesi partner, poiché solo il Brasile investe una proporzione minore in rapporto al PIL (0,8%). La media europea si attesta all'1,3%.
Ma la spesa non ha un'analoga ripartizione all'interno dell'OCSE. Se gli USA sono storicamente il Paese con più spesa privata (68,4%) rispetto a quella pubblica (31,6%), l'Europa vanta in media un maggior ricorso a
risorse finanziarie pubbliche (79,4%). E qui bisogna sfatare l'opinione diffusa che l'Italia sia fra i Paesi che fanno maggior ricorso alla spesa pubblica. Il Bel Paese ricorre a capitali statali per una quota pari al 69,9% della spesa universitaria complessiva, inferiore alla media europea e decisamente al di sotto della Francia (84,5%) e della Germania (84,7%).
Errata anche la convinzione che i professori siano troppo numerosi rispetto agli studenti, poiché la media italiana si attesta a 19,5, contro il 12,8 vantato dall'Europa, il 16,7 della Francia ed il 12 della Germania. Ma guardiamo ora alla sua
produttività. Quanti studenti riescono poi effettivamente a laurearsi? La situazione disegnata dall'OCSE per l'istruzione tricolore è davvero sconfortante.
A fronte di una media OCSE del 35%, in parole povere si laurea uno studente su tre, la percentuale di completamento degli studi in Italia è sensibilmente più bassa e pari al 20%, ovvero uno studente su cinque conquista il fatidico Diploma di Laurea. La statistica effettuata sulla fascia d'età compresa fra 25 e 34 anni mostra che solo Portogallo, Repubblica Ceca e Turchia si trovano dietro di noi, che ci posizioniamo in classifica a pari merito con il Messico!
La Francia e la Germania vantano tassi superiori e pari rispettivamente al 41% e al 24%. Vale a dire che chi parla francese può sempre scegliere La Sorbonne di Parigi e forse il risultato è "quasi" assicurato...
Tirando le somme: le risorse economiche ed umane messe in campo per l'istruzione universitaria in Italia sono fra le più basse dell'Area OCSE e nel complesso dell'Europa, la percentuale di laureati rispetto agli iscritti è da "terzo mondo". Qual è la riposta del Bel Paese? Il DDL Gelmini, che nel quadro più generale di riduzione alla spesa pubblica, ha operato drastici tagli a tutti i livelli di istruzione, inclusa quella di più alto livello...
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