Bitcoin. E non solo: Litecoin, Namecoin, Peercoin, Primecoin, Ripple: stiamo parlando delle monete virtuali, o cryptro-currency. L’euforia del momento è tutta per la prima valuta della serie, quel
Bitcoin il cui valore è attualmente oltre i 13.000 dollari, ma anche le altre iniziano a farsi strada. Quello delle divise elettroniche, infatti, è un settore che, tra luci e ombre, vede sempre più attori e utenti. Non manca però lo scetticismo: dopo il monito della BCE, del presidente di Consob, Giuseppe Vegas, del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Federal Reserve che avevano espresso dubbi su questo tipo di monete elettroniche, proprio in queste ore il Gran Muftì egiziano ha lanciato una "
fatwa" contro le criptovalute perchè vìolano i princìpi dell'Islam, definendo il Bitcoin "
immorale e pericoloso". E poche ore prima era arrivata anche la condanna della
Chiesa Ortodossa di Mosca che aveva alzato il tiro facendo una provocazione in più,
assimilando persino il dollaro alle criptovalute. Per fare chiarezza su un argomento che sembra destinato a finire con sempre maggior frequenza sotto i riflettori, abbiamo interpellato
Gianluca Ciccolunghi, esperto di crittovalute e finanza alternativa.
Le monete virtuali, sono ormai una realtà in continua espansione che sta generando praticamente un mercato finanziario parallelo. Può spiegarci, in parole semplici, cosa sono?Dunque, le crittovalute sono sostanzialmente software che si muovono sulla rete internet; in particolar modo su una "rete proprietaria" che a sua volta si muove su internet. Questi software, o per meglio dire questi Token, sono regolati dalla matematica e dalla crittologia. Il motivo per il quale hanno acquisito sempre più interesse è che risolvono un problema annoso relativo alle transazioni digitali, ovvero il cosiddetto "
double spending". Il problema è emerso con l’avvento delle reti di comunicazione; in sostanza ogni volta che si fa una transazione (sia un bonifico o un pagamento tramite carta di credito) dall’utente A all’utente B è necessario che essa sia "certificata" da una o più terze parti (banche, emittenti carte di credito etc), altrimenti si potrebbe correre il rischio che la stessa venga usata più volte. Nel 2009 il/i fantomatico/i Satoshi Nakamoto (uso anche il plurale perché non si sa se dietro lo pseudonimo si nasconda una o più persone. Personalmente sono portato a credere che sia un gruppo poiché le competenze per mettere in piedi questo ecosistema difficilmente sono possedute da una singola persona) inventa la blockchain ed il Bitcoin e li regala alla rete. La blockchain consente di effettuare transazioni dirette di crittovalute togliendo di mezzo qualsiasi intermediazione come se fosse una sorta di contanti digitale, motivo per il quale può essere considerata una rivoluzione potentissima. Inoltre quasi tutte le crittovalute nascono come numero finito, ovvero sono scarse ed è uno dei motivi per il quale stanno subendo questi aumenti di prezzo.
Parliamo nello specifico del Bitcoin, la moneta virtuale per eccellenza. Tutti ne parlano, ma in pochi sanno qual è il meccanismo che ne regola il funzionamento. Come si fa concretamente a possederli e quali sono vantaggi ed eventuali rischi?
Per spiegarne meglio il funzionamento mi soffermo un momento sul meccanismo di internet; di fatto internet è fatta da migliaia di computer (server) costantemente collegati tra loro tramite le dorsali telefoniche nei quali sono allocati i vari siti. In pratica ogni volta che dal mio computer (connesso tramite ISP) cerco un sito, tramite i pacchetti dati accedo all’informazione richiesta che magari è in un server a Los Angeles. Essendo le dorsali di connessione in fibra ottica il tutto avviene all’incirca alla velocità della luce e il sito richiesto compare in pochi attimi sullo schermo del mio pc, ma spesso percorre parecchia strada. La blockchain di fatto ha un funzionamento simile: esistono server con a bordo il software della crittovaluta (che altro non è che una sorta di pubblico registro), costantemente connessi tra di loro che sincronizzandosi fanno in modo che la transazione di una crittovaluta sia confermata proprio da questi server. Il tutto avviene nel giro di minuti, h24 e 365 giorni l’anno.
Per rispondere alla seconda parte della sua domanda, per possedere Bitcoin (e anche le altre crittovalute), ci
sono due modi:
- Comprarli tramite uno dei molti portali (exchange) che si trovano su internet che ne consentono la compravendita tramite valuta tradizionale (euro, dollari, etc).
- Minarli. Le crittovalute possono essere generate dai server di cui accennavo prima, tramite un processo non semplicissimo. Questo è un argomento che però meriterebbe di essere trattato con maggiore profondità. In ogni caso, quando si è in possesso dei Bitcoin è poi possibile trasferirli su un portafoglio digitale che è possibile scaricare sul proprio pc. In pratica si diventa la banca di sé stessi.
Fascinazione da un lato, timore di una bolla speculativa dall'altro. Secondo lei, parliamo di un fenomeno destinato a durare nel tempo? Lo scetticismo credo faccia parte della natura umana ed è giusto che ci sia, perché aiuta ad approfondire. In merito alla cosiddetta "bolla" non sono d’accordo nella maniera più assoluta. Per "bolla", in termini finanziari, normalmente si fa riferimento ad un apprezzamento che sale alle stelle, poi si sgonfia e non risale più. Personalmente seguo le crittovalute dal 2011 e le assicuro che ho letto questa parola innumerevoli volte. Ed ho visto passare il prezzo da circa 5 dollari ai valori attuali. Aggiungo che se lei oggi mi chiedesse a quanto potrebbe arrivare non saprei cosa rispondere. Però ricordo che di Bitcoin ce ne saranno non più di 21.000.000, quindi come detto in precedenza si parla di disponibilità scarsa. E la domanda cresce in termini esponenziali. E insisto nel dire che che non lo ritengo semplicemente un fenomeno, ma di una vera e propria rivoluzione.
A livello generale, inutile nasconderlo, c'è un bel po' di scetticismo specie tra quanti, ad esempio, sostengono che le crittovalute potrebbero avvantaggiare la criminalità organizzata. C'è il rischio di transazioni illegali? Anche questo è un tema ricorrente; faccio però notare che lo strumento economico maggiormente utilizzato dalla criminalità mondiale (traffico di droga, di armi etc) è il dollaro statunitense. Il problema non è il mezzo ma chi lo utilizza ovviamente. Inoltre le maggiori crittovalute proteggono la privacy ma sempre fino a un certo punto. I Bitcoin sono semi anonimi, poiché se io conosco l’indirizzo del suo wallet, ad esempio, posso vedere sul portale della blockchain ogni singola transazione da lei effettuata. Che ci siano transazioni effettuate da criminali sicuramente è vero ma è altrettanto vero che c’è chi può, conoscendo una serie di parametri, perseguirli, come è giusto che sia.
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