Arriva dall'economia del mare, una spinta sempre più decisa al rilancio che abbraccia tanti settori "figli" di questa risorsa naturale, un vero e proprio patrimonio per il nostro paese con gli oltre 7.500 km di coste italiane fonte di ricchezza per molte attività economiche legate al mare. Secondo l'ultimo rapporto
Unioncamere, sono 185 mila le imprese che nel 2015 operano nella Blue Economy, il
3% di tutte le aziende italiane. Il 10% degli imprenditori del mare sono giovani, il
21% donne e oltre il
5% stranieri. Un'attività economica che crea un valore aggiunto di
43 mld di euro ogni anno e coinvolge oltre
835 mila occupati.
A livello, generale, nonostante la minaccia terroristica e l'instabilità politica le acque del Mediterraneo continuano a essere una risorsa, anche da un punto di vista economico. Il 1^ summit italiano sulla
Blue Economy Med organizzato di recente a Roma da C&G Blue Vision con
Unioncamere, Federagenti e Legambiente rivela che il comparto impiega
5,4 mln di persone e genera un valore aggiunto lordo di
500 mld di euro l'anno con ulteriori margini di crescita in alcuni settori come il turismo costiero preferito dal 63% dei turisti in Europa prima principale attività economica marittima per
2,35 mln di persone, l'
1,1% dell'occupazione totale dell'
Ue.
Un patrimonio naturale da valorizzare, anche e soprattutto in ottica futura: per questo la Commissione Europea ha lanciato una nuova iniziativa per lo sviluppo della Blue Economy nella regione del Mediterraneo occidentale, che comprende hub economici come Barcellona, Marsiglia, Napoli e Tunisi. L'iniziativa, spiega la Commissione in un comunicato, permetterà di aumentare la sicurezza marittima, promuovere la crescita della Blue Economy e la creazione di posti di lavoro, oltre a preservare l'ecosistema e la biodiversità.
Johannes
Hahn, Commissario per la Politica europea di vicinato e i negoziati di allargamento, ha dichiarato: “Questa nuova iniziativa regionale riconosce e sfrutta il potenziale economico del Mediterraneo e del suo litorale per rafforzare ulteriormente la crescita economica, contribuire alla creazione di posti di lavoro e, a termine, alla stabilizzazione della regione. Si tratta di un passo avanti importante verso il rafforzamento della cooperazione e del coordinamento tra i paesi partecipanti.”
L’iniziativa è frutto di anni di dialogo tra dieci paesi della regione del Mediterraneo occidentale che sono pronti a collaborare sugli interessi condivisi della regione: cinque Stati membri dell’
UE (
Francia, Italia, Portogallo, Spagna e Malta) e cinque paesi partner meridionali (
Algeria, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia).
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