L'Italia, uno dei Paesi a maggiore rischio sismico
La terra continua a tremare in Emilia Romagna e non solo... Ma se l'emergenza ancora non è passata, si tenta comunque di tornare ad una vita normale e si pensa alla ricostruzione. Ricostruire una realtà che in un attimo è stata spazzata via per poter tornare alla quotidianità di un esistenza "ordinaria". Questo è tutto quello che chiedono gli abitanti delle zone colpite dal sisma.
Per riedificare bisognerà partire dalle fondamenta, com'è ovvio che sia, ma i pilastri su cui poggeranno le nuove costruzioni dovranno essere quelli della
messa in sicurezza degli edifici per essere pronti, se mai ve ne fosse bisogno, a fronteggiare nuovi eventi catastrofici.
Nel Mediterraneo, l'Italia è considerata uno dei Paesi a maggiore rischio sismico, per la frequenza dei terremoti che hanno storicamente interessato il suo territorio e per l'intensità che alcuni di questi hanno raggiunto.
La sismicità della Penisola italiana è legata alla sua particolare posizione geografica, perché è situata nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica ed è sottoposta a forti spinte compressive, che causano l'accavallamento dei blocchi di roccia.
Per questo motivo costruire edifici con criteri antisismici è una necessità da cui non si può prescindere. Troppo spesso in Italia abbiamo assistito a tragedie che si potevano evitare. Basti pensare a case costruite in luoghi assolutamente improbabili o all'
abusivismo edilizio che poi è stato cancellato con un colpo di spugna dal condono dell'ultima ora.
A questo punto una domanda sorge spontanea:
si può fare qualcosa per evitare queste catastrofi? Per rispondere a questa domanda è scesa in campo anche l'ENEA, che considerato lo stato di moltissimi edifici delle nostre città, facili bersagli dei sismi, il 22 maggio scorso ha tenuto a Roma il convegno "
Gestione sostenibile del costruito: Proposte per la Sicurezza e l'Efficienza Energetica". I riflettori sono stati puntati sulla necessità di una politica più efficace per la prevenzione dei rischi naturali per l'intero patrimonio immobiliare nazionale, pubblico e privato, in gran parte costruito oltre 50 anni fa con sistemi e materiali non più soddisfacenti per la sicurezza strutturale.
Dal Convegno è emersa la necessità anche di esaminare lo stato di conservazione degli edifici da un punto di vista strutturale visto e considerato che, secondo gli esperti dell'Enea, in Italia, il
70% degli edifici sono a rischio in caso di terremoto. Si arriva a questa percentuale considerando che la maggior parte delle case italiane è stata costruita in assenza di normative antisismiche. Senza dimenticare poi che, come è accaduto in Emilia Romagna, alcuni edifici costruiti negli ultimi anni sono crollati dopo le scosse. Segno che, con ogni probabilità, non sono state seguite, in maniera puntuale le regole di costruzione che consentano ai fabbricati di resistere ai movimenti tellurici.