In un
mercato del lavoro sempre più diversificato e in evoluzione, sono raddoppiati in soli tre anni i
lavoratori che godono di discrezionalità nella definizione delle modalità di lavoro in termini di luogo, orario e strumenti utilizzati. Sono i cosiddetti
smart worker, i lavoratori "agili" che hanno raggiunto le
250 mila unità, con un
incremento del 40% rispetto al 2013.
In termini percentuali, il loro
impatto sul mercato del lavoro è arrivato a raggiungere il 7%, tra impiegati, quadri e dirigenti. E’ quanto emerge dallo
studio condotto sulle novità del mercato del lavoro delll’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, che ha evidenziato come questa nuova tipologia di lavoratori "smart" sia da una parte sempre più utile e indispensabile alle aziende, dall’altra è gradita al lavoratore stesso, che ha così la possibilità di gestire al meglio il proprio tempo e far conciliare le
esigenze professionali con quelle familiari.
Ma qual è il profilo dello smart worker? Nel
70% dei casi è uomo, con un’età media di 41 anni. Più della metà (52%) risiede negli uffici e nelle aziende del Nord, il 38% al Centro e il 10% al Sud.
Come detto, il gradimento per questa nuova tipologia di lavoro fa felici gli uomini, con un gradimento superiore del 22% rispetto ai colleghi che ricoprono incarichi più tradizionali, e
ancora di più le donne, la cui soddisfazione è per il 35% superiore rispetto a quante lavorano otto ore di fila a una scrivania.
Complessivamente, dallo studio emerge come
oltre il 40% degli smart worker sia addirittura entusiasta del proprio lavoro. I lavoratori agili sono più soddisfatti della media nella capacità di gestire la vita professionale e privata: il 35% è molto contento del modo in cui organizza il proprio tempo (rispetto al 15% della media) e il 29% riesce sempre a conciliare le esigenze personali e professionali.
Sono soprattutto i
dipendenti delle grandi imprese, almeno in questa fase storica, a poter beneficiare di una modalità di lavoro smart. Numeri alla mano, un’azienda su tre nel 2016 ha realizzato progetti strutturati di smart working,con una crescita raddoppiata rispetto all’anno precedente. E l’
11% dichiara di avere promosso attività in smart working, mentre nelle
piccole e medie imprese la diffusione di progetti strutturati è ferma al 5% del 2015. Il
90% dei progetti realizzati in Italia ha introdotto la flessibilità nel luogo di lavoro, la leva più diffusa seguita dalla flessibilità nella
gestione dell’orario (73%), poi il
lavoro saltuario in altre sedi aziendali (54%), il lavoro
saltuario in altri luoghi (51%) e la
riprogettazione degli spazi fisici (40%).
"