Negli ultimi mesi il problema relativo all'
aumento dell'IVA ha portato una serie di dubbi a causa delle iniziali informazioni, tra l'altro poco chiare, sull'argomento. La necessità, da parte del governo, di un risanamento è stata dettata da una serie di passate manovre finanziarie che non sono state in grado di fornire le giuste coperture economiche. Pertanto come previsto dalle leggi finanziarie, per centrare gli obiettivi economici, ossia fondamentalmente
per apportare una correzione al rapporto tra il deficit e il PIL, si ricorre a quelle che sono definite clausole di salvaguardia, che permettono di recuperare il debito tramite incrementi dell'IVA e delle accise. Considerata la condizione economica del Paese, tuttavia, l'aumento dell'IVA non può essere proposto in un'unica soluzione, per non rischiare un'inversione di tendenza della crescita lenta e continua che si è verificata in quest'ultimo anno. Per questo motivo, il recupero dei quasi
venti miliardi necessari per salvare il bilancio, saranno recuperati tramite gli incrementi IVA in un arco temporale di almeno tre anni, per non rischiare un duro colpo alla ripresa economica stessa.
Naturalmente, è impossibile pensare che non vi saranno conseguenze a questa manovra: per quanto il governo possa cercare di apportare un incremento graduale nel tempo, infatti, il
2018 prevede già variazioni in grado di creare molti disagi in diversi settori. Ad esempio,
quanti pagano l'IVA in regime di agevolazione vedrà passare l'aliquota agevolata dal 10% al 13% in tre anni.
Un incremento del 3% è previsto anche
per l'aliquota ordinaria che, nei prossimi quattro anni, passerà dal
22% al
25%. Tuttavia,
il passaggio non sarà lineare ma prevederà un transito a quota 25.4% nel 2019 per poi tornare al 25% nel 2021. Sarà soprattutto questa variazione a influenzare molto una serie di settori economici, anche quelli di utilizzo più comune, come il settore dell'abbigliamento o di elettrodomestici, gli abbonamenti in palestra o sui mezzi di trasporto, fino ai lavori di ristrutturazione in casa. La principale conseguenza dell'aumento dell'IVA si ripercuoterà su un corrispondente incremento sui costi quotidiani e, quindi, sul costo della vita.
Due le possibili conseguenze: la prima, quella prevista dal governo, di una
riduzione del tasso di disoccupazione, per il quale è previsto
un decremento dall'11.5% del 2017 al 10% del 2020. La seconda, molto più preoccupante, è quella relativa ad
una diminuzione dei consumi, dettata proprio dall'aumento del costo della vita. Questa possibilità non rappresenterebbe solo un problema per
gli italiani, che si troverebbero a dover affrontare nuove rinunce per far fronte a costi divenuti troppo elevati, ma anche per la manovra economica stessa.
Le prime stime, infatti, parlano di un incremento dei costi di circa ottocento euro all'anno a famiglia, una cifra che produrrebbe, come prima conseguenza, un sicuro calo dei consumi. Le stime parlano quindi di una perdita di circa otto miliardi proprio in quell'arco di tempo previsto dal governo per il risanamento: questo significa che l'
aumento dell'IVA e quindi dei costi della vita non garantirebbero quelle entrate necessarie allo Stato per colmare il deficit.
(Foto: CC-BY-2.0)
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