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Boom dei Temporary Store: la crisi cambia i connotati della vendita al dettaglio

Scordatevi i canoni abituali di vendita: per ridurre al minimo i costi sono nati i Temporary Store.

I Temporary Store sfuggono alla crisi

Scordatevi i canoni abituali di vendita: c’è crisi e quindi bisogna aguzzare l’ingegno per ridurre al minimo i costi. Negli ultimi tempi ridurre i costi sembra essere diventato il mantra preferito dagli italiani, non solo dalle famiglie ma anche dalle imprese grandi o piccole che siano. Ognuno di noi cerca l’escamotage giusto per arrivare alla fine del mese, sperando che questo sacrificio sia solo temporaneo. A proposito di temporaneo… l’ultima moda nella vendita al dettaglio, dopo l’ormai sorpassata tendenza ad aprire outlet e mercatini dell’usato, è quella dei Temporary Store.

Si tratta di "negozi temporanei" che aprono per pochi giorni, per qualche settimana oppure per qualche mese. Compaiono all’improvviso in zone ritenute strategicamente importanti per visibilità, commercio e shopping, per poi svanire altrettanto in fretta. Il negozio a tempo o negozio temporaneo, pop-up store, pop-up retail o temporary store, nasce alcuni anni fa in Gran Bretagna per poi diffondersi con grande successo negli Stati Uniti, dove è diventata una tendenza ormai consolidata, specie nei periodi di festa come Halloween, Natale, Carnevale, oppure nella stagione dei saldi. In Italia la prima a rompere gli schemi fu la Levi’s nel 2005 seguita a ruota da Nivea e poi da Fiat per il lancio della nuova 500.

Alcuni la identificano come una nuova tecnica di marketing che risponde al meglio al clima di austerità in cui stiamo vivendo e, acclarato che il marchio è veicolato per via pubblicitaria, questa si autofinanzia con la vendita dei prodotti. L’apertura di un negozio temporaneo viene fatta percepire al cliente come un vero e proprio evento, a volte anche con la presenza di vistosi congegni elettronici che scandiscono il countdown alla chiusura definitiva del negozio. L’importante è far parlare di sè e creare visibilità attorno al marchio. Alcuni psicologi ritengono addirittura che queste tecniche facciano scattare su alcuni soggetti un' "ansia da evento", responsabile di un acquisto cieco e compulsivo. Di fatto c’è che non si ha il tempo materiale per informarsi sui prezzi degli articoli o dei prodotti simili negli altri punti vendita.

Alla base di un acquisto nei negozi temporanei ci potrebbe essere anche il timore che la merce possa finire in fretta o che il negozio possa chiudere in brevissimo tempo, lasciando a mani vuote gli acquirenti dell'ultima ora. Che dire poi del servizio post-vendita? Al di là delle critiche, i negozi temporanei sono diventati un vero e proprio fenomeno, perfettamente adatto alla crisi che ha letteralmente scardinato gli abituali modelli distributivi. Questa soluzione, infatti, non ci porta più a pensare che aprire un negozio significa prendere un impegno per tutta la vita.

I negozi temporanei sono una soluzione ad hoc per tutti coloro che, per necessità o per vanto, hanno deciso di mettersi in gioco e di tentare la sorte proprio nel momento economico meno indicato. Secondo Confesercenti, infatti, il commercio al dettaglio sta vivendo un profondo disagio, un vero e proprio periodo nero, con il saldo negativo fra aperture e chiusure che nel solo terzo trimestre dell’anno sfiora le tremila unità, che si aggiungono alle oltre 13 mila dei trimestri precedenti. Le serrande chiuse crescono esponenzialmente, mentre sono sempre meno le imprese del settore che partono. Secondo i dati Istat, nel 2010, sono nate quasi 133 mila aziende, circa mille e settecento in meno rispetto all'anno precedente.

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