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Euro: una bella nota di una sinfonia incompiuta

Il sogno degli Stati Uniti d'Europa
Con l'euro ci saranno le basi su cui costruire qualcosa di molto grande. Qualcosa per cui varrà la pena sopportare il temporaneo fastidio di un ritorno ai centesimi, o qualche ritocco al rialzo dei prezzi deciso arbitrariamente da chi si crede furbo. Questa era la premessa con cui siamo entrati nell'euro. La promessa invece era: la moneta unica farà sentire a casa chi va all'estero e così favorirà i legami fra i cittadini. Ma poi come sono andate veramente le cose? Chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso? Forse come sempre i soliti noti...

Era ragionevole tra i cittadini che all'inizio regnasse un certo scetticismo, ancora oggi non tramontato bensì trasformato in pessimismo; d'altronde di quella moneta unica poco si conosceva e nessuno l'aveva scelta, ma ha dovuto accettarla. Colpa forse del "Sistema America" e dei nostri mercati finanziari troppo gracili? Sicuro è che la corsa contro il tempo è partita e affannati abbiamo trovato l'euro prima che lui trovasse noi.

Da qui la scelta di unire i popoli per vincere le differenze; una sola moneta con lo scopo di creare una maggiore integrazione: il sogno nel cassetto degli Stati Uniti d'Europa. Un sogno che rischia di infrangersi sulle prospettive dell'uscita della Grecia e che rappresenta una vera e propria lacerazione per la moneta unica. Perché ammettere che un Paese in difficoltà può abbandonare l'Eurozona vuol dire aprire la strada a ulteriori disgregazioni.

Quindi la domanda che ci si pone dall'entrata nell'euro è ormai da anni sempre la stessa: "Chi ce l'ha fatto fare?"
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