Il mercato immobiliare è in crisi nonostante i
prezzi delle case siano scesi di un quinto dall'inizio della crisi. Il problema lavoro e tasse mina fortemente il desiderio di acquisto di una casa da parte degli italiani facendo così registrare pesanti flessioni nelle vendite. L'allarme è stato alimentato dai dati emersi dall'Osservatorio sul mercato immobiliare di
Nomisma, che segnala un
crollo degli acquirenti di immobili a 324 mila nel 2014, circa la metà rispetto ai 731 mila di un anno fa, nelle 13 grandi città monitorate. Ciò a fronte di una platea di potenziali acquirenti di 1,6 milioni di famiglie. I prezzi risultano stabilmente in calo da sei anni, coinvolgendo il 18,6% delle nuove abitazioni ed il 19,1% di quelle usate. Un quadro che concorda con quanto emerso di recente dalla relazione annuale dell'
associazione dei costruttori edili (
ANCE), che ha lanciato un allarme sulla potenziale desertificazione del settore e sullo stato in cui versano le imprese di costruzione.
Secondo Nomisma sono due i fattori che pesano sul mattone: la
debolezza economica e la crescente
divaricazione dei redditi (metà delle famiglie detiene il 90% della ricchezza e l'altra metà il 10%).
A disincentivare l’acquisto di immobili ci sono poi le tante tasse da pagarci su: basti sapere che negli ultimi tre anni in Italia si è registrata una crescita esponenziale delle tasse sulla casa, del 200%. Lo afferma l'Ance - Associazione nazionale costruttori edili, evidenziando come nel 2011 il gettito ICI fosse di circa 9 miliardi e tre anni più tardi, nel 2014, il prelievo IMU+
Tasi sia stimato in 25 miliardi di euro.
La situazione però non è tutta nera per il mercato immobiliare: l'istituto di ricerca economica Nomisma ha rilevato
una inversione di tendenza nei primi tre mesi dell'anno, con le compravendite nelle grandi città aumentate del 7,4% per le case e del 14,9% per i negozi. Tuttavia, l'inversione di rotta - si sottolinea - è solo all'inizio e "la strada da fare pare tutt'altro che breve".
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