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Tasse: quella linea sottile tra inferno e paradiso (fiscale)

Intanto tiene banco la saga dei "Paradise Papers", il nuovo scandalo offshore

13,4 milioni di file ottenuti tramite una fonte anonima dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung. 96 media del mondo che li hanno esaminati. Documenti legati a due studi legali, Appleby e Asiaciti, oltre a 19 registri di Paesi col fisco leggero.
Società create per evitare le tasse, soldi portati ai Caraibi. E molto altro. Tutto quanto è lecito (anzi illecito) pur di sottrarsi a quel patto sociale comunemente noto sotto il nome di tasse, cui tutti siamo chiamati. Tutti. O quasi, appunto. Questo e molto altro si nasconde dietro il nuovo scandalo offshore, i Paradise Papers, l’inchiesta internazionale dell’International Consortium of Investigative Journalists (Icij) sulle pratiche per occultare i patrimoni nei paradisi fiscali e societari. Un' indagine dettagliata che però svela solo la punta dell’iceberg su evasione, elusione e altri metodi affini. Rivelazioni svelate da L’Espresso, Report e da altri 94 media del mondo che, in queste ore, stanno facendo tremare i furbetti del fisco.


"L’evasione sottrae ai paesi più poveri 100 miliardi l’anno" - A fornire (anzi a provarci, visto che i numeri veri sono destinati a restare un mistero) è Oxfam, organizzazione impegnata dal 1942 a combattere la povertà. Secondo i responsabili della sede italiana la sola evasione ed elusione fiscale delle multinazionali sottrarrebbero “ai paesi più poveri 100 miliardi di dollari l’anno".

Un tema, quello dei paradisi fiscali di strettissima attualità. Anche l'Europa corre, in fretta, ai ripari. Al prossimo Ecofin, il 5 dicembre, dobbiamo avere una lista nera dei paradisi fiscali”, ha detto il commissario europeo agli affari economici Pierre Moscovici, nel corso di un dibattito al Parlamento europeo sui 'Paradise Papers': “invito gli Stati membri ad adottarla". "Dobbiamo accelerare i lavori". Oltre alla lista nera, "ho proposto nuove regole di trasparenza per gli intermediari", ha ricordato Moscovici chiedendo che la misura sia approvata "entro sei mesi": i consulenti finanziari "sono come dei vampiri, che non temono niente più della luce e tocca a noi fare luce", ha detto il commissario agli Affari economici. "Oltre alla trasparenza - ha aggiunto - serve una convergenza sulle regole fiscali. E' l'assenza di regole comuni in Europa che permette a alcune società di praticare un'ottimizzazione fiscale aggressiva". Per questo, Moscovici ha invitato gli Stati membri "ad adottare entro un anno una base imponibile europea per l'imposta sulle società".

Abbiamo provato a fare chiarezza con l'avvocato Stefano Loconte, esperto di tematiche fiscali e consulente della commissione Finanze della Camera.

Avvocato, il tema dei paradisi fiscali è tornato prepotentemente alla ribalta grazie, appunto, all' inchiesta di alcuni colleghi. Cosa sono i paradisi fiscali e, soprattutto, quando diventano illegali?
"Si parla di paradisi fiscali con riferimento a quei paesi che in alternativa tra loro o presentano un livello di tassazione sensibilmente inferiore a quello italiano, ove per sensibilmente inferiore si intende una tassazione effettiva inferiore alla metà di quella italiana oppure, in alternativa, sono considerati paradisi fiscali quei paesi che, indipendentemente dalla tassazione non assicurano un adeguato scambio di informazioni. Quindi i due requisiti sono alternativi tra loro, quando si realizza almeno uno di questi due requisiti, diventano illegali.

Anche l'UE è al lavoro con il commissario europeo agli affari economici Pierre Moscovici che spinge verso la "lista nera".
"Il tema dei paradisi fiscali o paesi a fiscalità privilegiata è un tema evidentemente non solo italiano. Anche a livello comunitario, c'è una sensibilità particolare, per questo si sta lavorando alla creazione di una "black list", ossia una unica lista di questi paradisi fiscali, di paesi non collaborativi, a livello europeo. In questo momento ogni stato va per la sua strada, ciò significa che ogni stato intende combattere i paradisi fiscali però per l'Italia sono alcuni, per la Francia altri, per la Germania possono essere altri ancora e così via. Il lavoro che sta facendo l'Unione Europea è quello di cercare di realizzare una lista unica in maniera tale che almeno a livello comunitario i paradisi fiscali siano considerati quelli a livello uniforme".


Tornando a casa nostra, anche l'Italia ha studiato una proposta (che fa discutere) per far gola ai Paperoni stranieri: Il Fisco italiano, insomma, strizza l'occhio agli stranieri con alto patrimonio attraverso la "flax tax". Può spiegarci di cosa si tratta?
"Fissiamo subito che il termine flax tax che viene comunemente utilizzato per parlare di questa misura non è tecnicamente corretto perché la flax tax è una cosa diversa. Qua siamo in presenza di una imposta sostituiva sui redditi di queste persone, Una precisazione tecnica doverosa, anche se la stessa Agenzia delle Entrate, quando usci il primo comunicato usò questo termine, salvo poi correggersi, ma la misura continua a essere erroneamente definita così.
Detto questo, è una misura volta ad attrarre o a cercare di attrarre in Italia i contribuenti più facoltosi, perché mutuando qualcosa che è già stata fatta in Inghilterra, in Portogallo e altri stati, si propone a questa gente di tassare i loro redditi con una imposta sostitutiva: 100 mila euro in sostituzione di tutti i redditi stranieri da questi generati.
Per provare a essere semplici e concreti: uno straniero viene in Italia, lascia tutti i suoi attivi all'estero, sui redditi generati da questi attivi lasciati all'estero, lui indipendentemente dalla quantità e dalla qualità di questi redditi, paga100 mila euro in maniera forfettaria. Ecco perché imposta sostitutiva, i 100 mila euro sostituiscono tutte le imposte ordinarie. Invece, relativamente a quei redditi che dovesse generare in Italia, quindi con beni detenuti in Italia, paga le imposte come tutti gli italiani. Quindi l'imposta sostitutiva copre soltanto i redditi di fonte estera".

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