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Brain Drain: cervelli in fuga

Ogni anno migliaia di neo-laureati scelgono di migrare verso un paese estero, cambiando radicalmente vita, in cerca di un lavoro.

Gli italiani, un popolo di trasmigratori

La bella Italia, quella del grande miracolo economico, l'Italia della dolce vita, non appare più così dolce come una volta. Per lo meno non agli occhi dei migliaia di neo-laureati che ogni anno scelgono di migrare verso un paese estero. Secondo le ultime statistiche OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), oltre 400 mila tra laureati e dottorandi italiani vivono attualmente all'estero; si tratta del 7,9% degli italiani con educazione terziaria. Un numero che non sembra destinato a calare. Solo l'anno scorso, infatti, più di 10.600 laureati hanno deciso di lasciare l'Italia. Il 29% in più rispetto all'anno prima. Migliaia di giovani che hanno scelto di cambiare radicalmente stile di vita e che, in buona parte, non tornerebbero più a casa, non nelle condizioni attuali.

Un costo sociale enorme. Basti pensare che, in media, lo Stato italiano spende ben 124mila euro per ogni studente che raggiunge il titolo universitario. Un investimento importante che sfuma nel momento stesso in cui un laureato decide di andare all'estero. Solo l'anno scorso, moltiplicando il dato per il numero dei neolaureati in fuga, se n'è andato più di un miliardo di euro. Con qualche calcolo in più, si può immaginare l'investimento, ben più alto, sprecato nel lungo termine. Si parla di ben otto miliardi e mezzo nell'ultimo decennio.

Ma cosa è che spinge tutti questi "cervelli" a lanciarsi nel mercato del lavoro internazionale?
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