Probabilmente sono le parole del
Ministro Tremonti quelle che dovrebbero far riflettere le istituzioni bancarie a rimodulare la loro offerta di servizi ai consumatori. Siano essi aziende o privati. Nei lavori di maggio, in varie occasioni, il ministro ha detto: "Invitiamo le banche a fare il loro dovere. Abbiamo immesso nel sistema 10 miliardi di euro: noi il nostro lo abbiamo fatto, adesso lo devono fare le banche".
Le banche non hanno fatto molto in questa direzione e tendono a preservare internamente la loro condizione di "percepita solidità", in barba al sistema "solo teorico" che le dovrebbe vedere, invece, maggiormente dinamiche e come elementi catalizzatori di un mercato capitalista
SANO.
Altre parole del ministro hanno invece fatto presa sulle teste pensanti del sistema bancario: "A ottobre 2008 abbiamo sfiorato la catastrofe, abbiamo rischiato gli effetti disastrosi di una guerra senza avere combattuto, con grossi rischi di un fenomeno a cascata, con il fallimento delle banche, delle imprese e le ricadute sull'occupazione". Le banche italiane hanno avuto paura e hanno rimodulato i criteri di sicurezza interni, senza assumersi rischi di controparte che pare, stando almeno agli utili che generano anche in tempi di crisi, sono sempre e comunque in testa ai clienti.
Ma le banche sono tali solo perché c'è tanta gente che deposita nelle loro casse i propri risparmi. Il loro ruolo è inattaccabile, tutti abbiamo bisogno di loro, e tutti inconsciamente andiamo con il cappello in mano a chiedere con il rischio, vissuto male, di sentirci dire di
NO.
Non foss'altro per questo "pedaggio" psicologico da loro incassato, le banche da noi interpellate avrebbero fatto miglior figura a rispondere alle semplici domande della nostra inchiesta; e invece no... ma tant'è.
Miglior giudizio esprimiamo sul comportamento della Compagnie Assicurative da noi sondate e da cui abbiamo tratto la conclusione che... rifarsi il trucco qualcosa deve pur costare.
"