Dopo una
partenza un po’ stentata dovuta all’ennesimo esempio di piaga burocratica italiana, a gennaio 2015 è entrata in vigore la
riforma dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), la
dichiarazione della situazione economica familiare per accedere a prestazioni sociali, assistenziali e servizi di pubblica utilità a condizioni agevolate.
Con questo strumento di misurazione della ricchezza le famiglie più numerose e disagiate possono ottenere
sgravi fiscali,
detrazioni su mense e asili nido,
sconti per affitti e utenze domestiche,
rateizzazione delle cartelle esattoriali e rette universitarie. Anche per ottenere le nuove prestazioni come il
bonus bebè e il bonus famiglie previste dalla
Legge di Stabilità così come il nuovo assegno di disoccupazione, frutto del Job Acts, sarà necessario presentare l’ISEE.
Quali novità?L’ISEE cambia dopo 16 anni promettendo cambiamenti significativi per quanto riguarda controlli, abusi e burocrazia.
Il cittadino passa, infatti, dalla
totale certificazione ad un rafforzamento del sistema di
controllo svolto dall’Agenzia delle Entrate, dall’INPS, dagli enti erogatori e dalla Guardia di finanza che, incrociando i dati, potranno rendere la vita più difficile a quei furbetti che in passato, servendosi di false attestazioni, avevano potuto usufruire di agevolazioni che non gli spettavano.
Anche coloro che hanno tenuto nascosti investimenti rilevanti per ottenere un ISEE più basso verranno facilmente smascherati perché, a differenza degli altri anni, le informazioni relative ai beni mobiliari quali conti correnti, investimenti azionari, titoli di stato e altre forme di investimento finanziario verranno acquisite direttamente dall’Anagrafe tributaria.
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