New York City, 2022, nella Grande Mela la folla di colletti bianchi, che cammina veloce per le strade con la valigetta, non esiste più, perché al suo posto un esercito affamato lotta per il cibo e per la sopravvivenza. Una pellicola lungimirante del 1973 del regista Richard Fleischer basato su un romanzo di Harry Harrison.
La base culturale da cui traeva spunto il film era il Rapporto di Roma del 1973, che diede avvio al
primo grande shock petrolifero. Alla base dello scenario apocalittico – un mondo privo dei beni primari quali cibo, acqua e generi di prima necessità – c'era il presupposto del rapido esaurimento della
risorsa energetica principe (il petrolio) e tutte le sue conseguenze, compreso un rapido cambiamento climatico, caratterizzato da un'estate senza fine, temperature da record anche nei Paesi occidentali, la progressiva desertificazione e l'impoverimento della terra.
A quarant'anni di distanza il rischio è ancora attuale, sebbene l'attenzione ora si sia spostata dal petrolio, che ormai ha trovato validi sostituti e risorse di supporto (le rinnovabili), ad una serie di fattori quali la scarsità di acqua, il progressivo cambiamento climatico e la crescita esponenziale della popolazione.
A rinnovare l'allarme è stato recentemente
Lester Brown, analista ambientale ed economista, Presidente dell'
Earth Watch Institute, noto per i suoi "piani B" votati a risolvere il problema della scarsità alimentare. Stando alle sue previsioni, per nulla confortanti, il mondo sta camminando verso un'Era dominata dalla scarsità di cibo. Secondo Brown, ben presto molti Paesi europei, e non solo, potrebbero raggiungere il
limite fisiologico di accrescimento della produzione di cereali. L'affermazione si basa sull'esame del trend di accrescimento dei rendimenti della terra, che negli ultimi dieci anni ha subito una forte decelerazione (circa il 2,2% annuo).
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