Nell'ultimo anno la
white economy ha catalizzato investimenti in tutto il mondo per
400 miliardi di dollari, più della generazione elettrica da fonti fossili e delle
energie rinnovabili. A rivelarlo una ricerca Avvenia che, basandosi su dati dell'International Agency for Energy (Iae), ha identificato i 12 Paesi chiave nella lotta al cambiamento climatico e ha calcolato il risparmio da essi ottenuto a partire dal 1974, quando in questi Paesi, per rispondere alla
crisi energetica del 1973, vennero adottate le prime misure di efficientamento energetico.
Il
futuro dell’economia, dunque, sembra essere sempre più "white". Teleborsa ne ha parlato direttamente con
Giorgio Mottironi,
Direttore Strategia e Comunicazione di Avvenia che, dati alla mano, ci ha fornito un quadro dettagliato e completo.
Può spiegarci,nel dettaglio, cosa si intende per White Economy?La
White Economy è, più in generale, il mondo di servizi, strumenti, prodotti e soluzioni che permettano di migliorare il modo in cui l’energia viene utilizzata, con l’obiettivo di ridurne gli impatti sui costi operativi diretti ed indiretti. Si occupa quindi di razionalizzare i consumi di energia, promuovendo sistemi efficienti da un
punto di vista energetico e che l’esperienza ha poi confermato essere efficienti anche da un
punto di vista macroeconomico.
Non a caso la White Economy è definita una questione di "primaria" importanza: lo stato di salute dei
sistemi produttivi ed economici dei Paesi viene definito sulla base di due importanti indici, il rapporto tra i consumi di energia "primaria", espressi in
Tep (
tonnelate di petrolio equivalente) e le tonnellate di prodotto/i realizzate, quindi Tep/Ton, ed il suo inverso, ovvero Ton/Toe. Il primo indice da un’indicazione molto precisa su quanto sia "conveniente" produrre una determinata tipologia di bene in quel determinato sistema, il secondo ci dice invece quale deve essere lo sforzo che deve sostenere un’azienda per aumentare la produzione o essere più competitiva.
Se il primo indice ci permette di capire se un sistema economico è in grado di accogliere una determinata tipologia di produzione, il secondo ci da informazioni sul quanto a lungo tale paese sarà in grado di confrontarsi con i mercati e la loro evoluzione.Nella oramai lunga storia delle economie di mercato che si sono occupate dell’energia, i primi sforzi sono stati, a volte anche sbadatamente, direzionati verso le soluzioni di approvvigionamento alternative, incentivando impianti e tecnologie che permettessero di sfruttare le fonti rinnovabili o che comunque garantissero una riduzione degli impatti ambientali ed economici del "mix di energie" messe a disposizione dal Paese.
Ciò ha sicuramente permesso di migliorare il primo indice, ma non ha sicuramente aiutato il sistema a migliorare il modo in cui l’energia viene impiegata. Concentrare gli investimenti e gli incentivi sul miglioramento del secondo indice (ton/toe), facendo quindi efficienza energetica, significa spostare l’attenzione dalle tecnologie ai risultati conseguibili dall’introduzione di queste tecnologie stesse. In questo l’Italia è stata una precorritrice dei tempi. Gli obiettivi che devono essere raggiunti, in termini di riduzione dei
consumi di energia primaria attraverso interventi di efficientamento, sono, come per molte altre cose, definiti a livello Europeo ma, ogni Stato, ha la possibilità di definire le proprie politiche incentivanti. Oggi con il meccanismo dei "certificati bianchi" l’Italia ha fatto scuola, consentendo alle società che forniscono servizi di efficientamento e gestione energia di sviluppare un "know-how" che è il vero petrolio del Bel Paese.
Avvenia, nel suo essere leader della fascia di mercato legata ai progetti ad alta innovazione, ha sempre perseguito strade che fossero guidate dalle idee e dalle soluzioni in grado di produrre i migliori risultati, e non solamente dalla scelta di tecnologie, anche di avanguardia. L’
efficienza energetica è una questione di innovazione e rivoluzione, e non è facile convincere e convincersi che in alcuni casi la novità possa essere nel migliorare ciò che già esiste..
Il
futuro economico di un Paese sta nella capacità di programmare strategia e medio e lungo termine ma al contempo di dare la possibilità al sistema di avere strumenti per adeguarsi rapidamente ai cambiamenti. La White Economy, l’efficienza energetica, quella vera, con il suo sguardo camaleontico, come un giano bifronte è in grado di guardare al presente, all’immediato futuro ed alle prospettive più avanzate.
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