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JFK: tra ricordi veri e storia ancora da scrivere

Ricordi veri, di una storia ancora tutta da scrivere.

Sono passati cinquant'anni, ma sono scolpite nella memoria, per chi le ha viste, quelle immagini televisive dell'attentato a Kennedy. Dallas, l'auto scoperta, lo sbandamento del corteo per i colpi di arma da fuoco. E poi le foto di Oswald, il cecchino che viene arrestato e fatto fuori da Ruby, con una pistolettata: un groviglio di ricordi e di fotogrammi, passati decine di volte al rallentatore.

Così, è difficile sottrarsi all'Amarcord. Più che una commemorazione di quello che fu il 35° Presidente degli Stati Uniti d'America, rischia di essere una citazione di sé, di quando eravamo giovanotti o ancora bambini, un affresco stinto in cui il ricordo di allora si mescola alla storia rivissuta andando a curiosare su internet, per ritrovarlo, contestualizzarlo storicamente: la visita a Berlino divisa dal Muro, le polemiche sullo sbarco nella Baia dei Porci, la crisi di Cuba, ed il Vietnam, dannata guerra che neppure i ragazzi americani volevano.

Fu l'affacciarsi al mondo e ad una politica raccontata in televisione e sui rotocalchi: quella di Kennedy era una figura politica diversa da quelle cui eravamo abituati in Italia. Da noi governavano i Fanfani, i Segni, i Tambroni, a sinistra c'erano i Togliatti ed i Nenni, figure incistate in una iconografia incommensurabilmente diversa: mai una foto familiare, della moglie di Fanfani si sapeva appena che il nome era Biancarosa e che avevano sette figli, del rapporto tra Togliatti e la Nilde Jotti era quasi proibito parlarne.
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