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Arte e collezionismo, in Italia un business che non conosce crisi

"Tutta l’arte è completamente inutile", scriveva sulla fine dell’800 Oscar Wilde nella sua opera più celebre, "Il ritratto di Dorian Gray". A distanza di più di un secolo, tuttavia, l’affermazione del dandy irlandese si scontra con i numeri sorprendenti del mercato italiano, che tra aste, gallerie e vendite private mette a segno una delle migliori performance di sempre, con un crescita che ha sfiorato i 17 punti percentuali, un dato in controtendenza rispetto al calo registrato dal mercato mondiale, che fa del nostro Paese una delle piazze da Top Ten a livello globalein termini di vendite e acquisizioni, una vera e propria isola felice. I numeri lo dimostrano meglio delle parole: nel solo 2015 il giro d’affari del mercato dell’arte nel nostro Paese ha mosso qualcosa come 637 milioni di dollari contro i 545 milioni dell’anno precedente, che pur aveva segnato un’inversione di tendenza al rialzo rispetto al passato, portando l’Italia a incrementare la propria quota di mercato a livello mondiale e a piazzarsi in settima posizione assoluta.

Mercato italiano trainato da Arte Moderna e Vecchi Maestri

A far da traino alla crescita delle aste d’arte italiane c’è in primo luogo l’andamento delle vendite di Arte Moderna – ovvero di quegli artisti nati tra il 1875 e il 1910 – che nel 2015, in Italia, hanno totalizzato 45 milioni di dollari, quasi il doppio di quanto movimentato l’anno precedente, mentre nel resto del mondo questo settore del mercato si è contratto dell’1%. Vola anche il segmento dei Vecchi Maestri, quegli artisti nati tra il 1240 e il 1820, che ha mosso oltre 11 milioni di dollari, addirittura il +93% rispetto al 2014. Il settore maggiormente in sofferenza è invece quello della Post-War e Contemporary Art – artisti nati dopo il 1910 – che a livello mondiale è il segmento principale del mercato, ma che nelle aste italiane ha perso il 14% fino a 67 milioni di dollari.

Vendite private e in galleria cresciute del 20%

Complessivamente, la fetta più grossa della torta in termini di business arriva dalle aste italiane viste nel loro complesso, comprendenti quindi antiquariato, fine art e arti decorative, con un fatturato che pesa 300 milioni di dollari l’anno, sostenuto dalle aste pubbliche di Old Masters, Arte Moderna e Contemporanea, che ha mosso invece ulteriori 125 milioni (+6% sul 2014). Un’altra buona percentuale del giro d’affari arriva poi dalle vendite private e in galleria, attraverso transazioni private che in totale lo scorso anno – anche se il dato, a differenza di quello delle aste pubbliche, è meno puntuale – hanno fruttato circa 335 milioni di dollari, un dato comunque in aumento di quasi il 20%.

Arte e collezionismo, nel mondo un business da 64 miliardi di dollari

Ma quanto vale il mercato mondiale dell’arte? Secondo gli ultimi dati, lo scorso anno ha sfiorato i 64 miliardi di euro, una cifra incredibile ma in calo di 7 punti percentuali sull’anno precedente in termini di fatturato e in calo del 2% in termini di transazioni effettuate, nonostante alcune lodevoli eccezioni, tra cui appunto l’Italia. A detta degli analisti, una frenata, quella del mercato mondiale, quasi inevitabile, visti i numeri record registrati nel 2014, pari a oltre 68 miliardi, e difficilmente replicabili.

Stati Uniti leader del mercato con un giro d’affari di 27,5 miliardi

Più dell’80% del mercato mondiale di arte e collezionismo è nelle mani di tre soli Paesi: Stati Uniti, Regno Unito e Cina. Gli USA sono la prima potenza con una quota di mercato pari al 43%, ben 27,5 miliardi di dollari, addirittura in crescita del 4% sull’anno precedente. Alle spalle degli States UK e Cina, che tuttavia calano rispettivamente del 9% e 23%. In Europa detta legge la Francia, con il 6% di quota mercato, seguita da Germania e Svizzera (2%), ma il Vecchio Continente perde terreno, avendo visto il proprio fatturato diminuire dell’8% nell’ultimo anno.
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