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Fotografia all'Europa: la Germania rallenta, l'Italia aspetta i dati sul Pil, caos Brexit

Scenari sul futuro tra crisi e prospettive

Tante realtà, una sola faccia quella dell'Europa alla prese con crisi e problemi da fronteggiare ma anche pronta a nuove sfide per il futuro.
Partiamo da Londra: Theresa May è di nuovo al lavoro per disegnare, alla svelta, un piano B su Brexit convincente che possa questa volta essere approvato dal Parlamento, dopo la disfatta di martedì scorso.
Per questo, in queste ore, la Premier sta incontrando i leader di tutte le forze politiche per trovare soluzioni alternative e negoziabili, presentare lunedì prossimo a Westminster la nuova linea del suo esecutivo e sottoporre al voto la proposta di accordo il prossimo 29 gennaio.


RALLENTA LA LOCOMOTIVA GERMANIA - Se Europa e Regno Unito non dovessero raggiungere un accordo definitivo sulla Brexit, come è noto, le conseguenze economiche sarebbero molto gravi. Nello scenario peggiore, in particolare, gli scambi commerciali Londra-Ue finirebbero per dimezzarsi mentre l’imposizione di nuove barriere genererebbe costi aggiuntivi per decine di miliardi di euro. Ad unirsi al coro degli allarmisti, anche l’Institut der deutschen Wirtschaft (Istituto dell’Economia Tedesca, IW). La vittima numero uno, infatti, sarebbe proprio la Germania, principale partner commerciale di Londra, che tra l'altro nel 2018 ha rallentato la sua corsa. Il Pil tedesco è cresciuto dell’1,5% nel 2018, per il nono anno consecutivo ma in rallentamento rispetto al +2,2% messo a segno nel 2016 e nel 2017 e soprattutto meno di quanto era previsto solo un anno fa, quando la Germania si aspettava un aumento sopra il 2% anche nel 2018. Recessione tecnica nel terzo e quarto trimestre del 2018 evitata per un soffio. Persino la corazzata tedesca, insomma, sembra più vulnerabile.

A pagare un prezzo più o meno salato sarebbero in ogni caso tutte le nazioni Ue, Italia compresa ovviamente.

Allarme Cia, senza accordo a rischio oltre 3 mld di export agroalimentare Made in Italy - L’export di cibo e bevande Made in Italy verso il Regno Unito vale più di 3,3 miliardi di euro -sottolinea l’Ufficio Studi Cia-. Circa un quarto del totale dei prodotti italiani venduti Oltremanica (24% per un fatturato superiore a 810 milioni di euro) è rappresentato dal vino. Ogni 100 bottiglie Made in Italy vendute nel mondo, ben 14 finiscono sulle tavole britanniche. Di assoluto rilievo anche il nostro export verso Londra di ortofrutta trasformata (13%) e ortofrutta fresca (4%), così come dei prodotti da forno e farinacei (11%). E’ chiaro, quindi, che un mancato accordo sulla Brexit avrebbe conseguenze preoccupanti sul settore agroalimentare tricolore - osserva ancora l’Ufficio Studi Cia - soprattutto su alcune regioni particolarmente coinvolte, come la Campania (dove le esportazioni alimentari verso il Regno Unito pesano per il 12,5% sulla formazione del valore aggiunto agroalimentare), ma anche il Veneto e il Piemonte(dove tale incidenza vale rispettivamente l’11% e il 7,4%).


ITALIA, ATTESA PER I DATI SUL PIL - In casa nostra, il Governo gialloverde esulta per l'approvazione di Quota 100 e Reddito di Cittadinanza, ma a preoccupare sono i dati sul Pil, attesi a breve: se anche nell'ultimo trimestre del 2018 il Pil sarà negativo, il secondo consecutivo, l'Italia sarà ufficialmente in recessione tecnica.

LA FRANCIA SI PREPARA AL NO DEAL - Intanto, Edouard Philippe, primo ministro francese, ha annunciato la partenza di "un piano legato a una Brexit senza accordo" (no deal) per far fronte all'eventualità "sempre meno improbabile" di un'uscita traumatica del Regno Unito dall'Unione europea. Questo piano "comporta misure legislative e misure giuridiche che mirano a garantire che i diritti dei nostri connazionali o delle nostre aziende siano effettivamente protetti".

Un copione, insomma, ancora tutto da scrivere dal quale prenderà forma il nuovo volto dell'Europa, alle prese con crisi da superare e nuove prospettive.

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