Il
crollo del viadotto Morandi a Genova ha posto importanti
interrogativi agli italiani: quante sono le infrastrutture a rischio e quali costi per la manutenzione? E ancora: a chi spetta la manutenzione e chi vigila sui lavori da eseguire? Nel caso in specie la
responsabilità è stata addossata dal governo alla società
Autostrade per l'Italia, parte del gruppo Atlantia che fa capo alla famiglia Benetton. Ma il problema è ben più ampio e riguarda anche
l'assenza di una vigilanza. La questione è piuttosto complessa e per affrontarla va fatto un passo indietro al tempo della privatizzazione della rete autostradale.
300 PONTI E GALLERIE A RISCHIO
Un'inchiesta condotta in seguito al crollo del punte che attraversa il capoluogo ligure ha messo in luce che vi sarebbero ben 300 ponti, viadotti e gallerie "a rischio" in Italia. Vengono considerati a rischio perché "presentano delle criticità di livello uno", cioè sono colpiti da "anomalie gravi" tali da sfociare in tragedie come quella di Genova. Un numero che fa spalancare gli occhi, ma che appare alquanto esiguo se si considerano le 45 mila opere presenti nel nostro Paese.
L'allarme scattato negli ultimi giorni sta portando alla luce molte criticità. "L'Autostrada dei Parchi (A24 e A25) è in sicurezza per il presente ma siamo preoccupati per il futuro", ha detto il vicepresidente Mauro Fabris, affermando che si attende slo sblocco dei fondi di coesione per proseguire i lavori e ricordando che il rischio sismico impone un "monitoraggio costante e dettagliato" e che la società ha "già realizzato il 104,7% degli investimenti previsti per gli interventi di manutenzione e messa in sicurezza pari a 700 milioni di euro".
LE RISORSE EUROPEE
Secondo il Commissario europeo al Bilancio, Gunter Oettinger, l'Italia ha percepito negli ultimi 7 anni 2,5 miliardi di euro di fondi regionali europei per strade e ferrovie, oltre a 12 miliardi di investimenti europei, e l'UE ha autorizzato 8,5 miliardi di euro di fondi nazionali nello stesso arco temporale. Risorse ingenti quindi per l'adeguamento della rete infrastrutturale.
A CHI SPETTA LA MANUTENZIONE
La concessione prevede che la manutenzione e l'adeguamento delle infrastrutture siano a carico delle concessionarie, che a fronte dei ricavi previsti dai pedaggi, si impegnano a mantenere l'opera in buono stato di conservazione ed eventualmente ad adeguarla alle esigenze del traffico.
A questo proposito è previsto del i pedaggi vengano periodicamente rivisti per tener conto degli investimenti richiesti dall'adeguamento e manutenzione delle opere. Una revisione che fa perno sul piano finanziario delle concessionarie, che viene aggiornato periodicamente, ma oggi si scopre "secretato" (nessuna pubblicità, nessuna trasparenza, solo il testo della convenzione sul sito del MIT senza l'allegato più importante).
E poi, chi vigila sull'attuazione degli investimenti e sullo stato delle infrastrutture? Questa è una lunga storia e risale al 1999...
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