La
proroga al 2020 delle concessioni balneari in Italia è illegittima. Questo è quanto ha deciso la
Corte di Giustizia europea in una sentenza pubblicata nei giorni scorsi.
Che si tratti dell’ennesimo schiaffo dell’Unione Europea o che si tratti di un’occasione di rinnovamento dei quasi 5000 km di coste balneari, resta il fatto che da qualche giorno circa
30mila imprese rischiano di
diventare "abusive". Secondo la Corte infatti le
concessioni devono passare attraverso gare pubbliche per non violare i principi europei di non discriminazione e di tutela della concorrenza.
"Il diritto dell’Unione – si legge nel comunicato diffuso dalla Corte di Giustizia - osta a che le concessioni per l'esercizio delle attività turistico-ricreative nelle aree demaniali marittime e lacustri siano prorogate in modo automatico in assenza di qualsiasi procedura di selezione dei potenziali candidati.
Tale proroga prevista dalla legge italiana impedisce di effettuare una selezione imparziale e trasparente dei candidati".
La sentenza giunge a seguito di due cause separate, che vedono come parti contrapposte gestori balneari ed enti locali. La prima in Lombardia, più precisamente sul Lago di Garda, dove Promoimpresa s.r.l., rivolgendosi al Tar, si è opposta alla decisione del Consorzio dei comuni locali di pubblicare avvisi per nuove concessioni. La seconda, che vede Mario-Melis ed altri opposti al comune di Loiri-Porto San Paolo, in Sardegna, per motivi simili.
In entrambi i casi i giudici nostrani si sono interrogati sulle incompatibilità tra le direttive italiane e quelle comunitarie e per questo hanno interpellato la Corte di Giustizia.
A collidere con le proroghe automatiche fino al 2020, concesse dal governo Italiano, è la
direttiva Bolkenstein, volta alla creazione in ambito europeo di un
libero mercato dei servizi. Tale direttiva, che risale al 2006, è entrata in vigore in Italia tramite un decreto legislativo nel 2010. Tuttavia, nonostante la direttiva fosse in netto contrasto con le normative italiane, la soluzione tardava ad arrivare portando al forte rischio di contrazione degli investimenti in ambito balneare a causa del clima di incertezza imperante. D'altronde perché investire grosse somme di denaro se fra qualche anno si rischia di non avere più la licenza?
Nella sentenza si legge che "Certamente l’articolo 12 della direttiva consente agli Stati membri di tener conto, nello stabilire la procedura di selezione, di motivi imperativi di interesse generale, quali, in particolare, la
necessità di tutelare il legittimo affidamento dei titolari delle autorizzazioni di modo che essi possano
ammortizzare gli investimenti effettuati". Tuttavia si legge anche che "considerazioni di tal genere non possono giustificare una proroga automatica, qualora al momento del rilascio iniziale delle autorizzazioni non sia stata organizzata alcuna procedura di selezione. L’articolo 12 della direttiva osta, pertanto, a una misura nazionale che, in assenza di qualsiasi procedura di selezione tra i potenziali candidati, prevede la proroga automatica delle autorizzazioni di sfruttamento del demanio marittimo e lacustre per attività turistico-ricreative".
Quindi sì alle proroghe, con valutazione caso per caso, ma solo dopo che siano state indette
gare pubbliche e selezionati i candidati adeguati, e di conseguenza non per la maggior parte dei soggetti italiani, con licenze acquistate e spesso passate di padre in figlio, con concessioni di durata pluridecennale.
La sentenza non è un fulmine a ciel sereno, il
governo Italiano si era già detto pronto all'eventualità ed è
corso subito ai ripari per tutelare tutti i soggetti colpiti. Proprio l'altro giorno è stato approvato un emendamento al decreto Enti Locali per permettere agli attuali concessionari di continuare ad operare. L’emendamento riconferma la validità della proroga fino al 2020 mentre il governo
lavorerà ad una nuova legge quadro.
Una conferma che recepisce la necessità di adattamento alle nuove norme del mercato europeo comune. "L'
emendamento al Dl Enti Locali in tema di concessioni balneari, appena approvato dalla Commissione Bilancio della Camera, è il
primo passo del processo che porterà finalmente alla revisione organica della disciplina, che terrà conto della professionalità, dell'esperienza e dei sacrifici di uomini e donne che da anni si dedicano ad attività di impresa nell'ambito del turismo balneare". Questo è quanto affermato dal Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie,
Enrico Costa, sottolineando che "saranno tutelati gli investimenti".
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