Nato per tutelare i cittadini e pensato per limitare lo strapotere dei colossi Usa del web, il nuovo regolamento Ue sulla Data Protection (GDPR), potrebbe finire in realtà addirittura per agevolare Google e Facebook, finito sotto la lente e nella bufera dopo lo scandalo di Cambridge Analytica che, di fatto, si sta trasformando in una
grande vetrina di marketing. SVOLTA A FAVORE DELLA PRIVACY - Il regolamento, fortemente voluto dall'Unione Europea, permetterà ai cittadini dei 27 stati membri di avere un maggior controllo sui loro dati personali che potranno decidere chi, come e quando potrà gestirli.
Di fatto, le aziende di telecomunicazioni e le società attive sul web, in particolare, saranno chiamate a rivedere le loro policy di gestione dati nel rispetto del regolamento.
La rete social di
Mark Zuckerberg. anche per la concomitanza con lo
scandalo Cambridge Analytica, Facebook. si è immediatamente attivata per rilasciare nuovi strumenti per il controllo della privacy e la sicurezza dati personali, integrati poco dopo dai nuovi termini d'utilizzo per i cittadini europei.
Per questo, tutti gli utenti europei di Facebook hanno iniziato a visualizzare notifiche che li guideranno nel rivedere le impostazioni per la privacy, riscritte, appunto, in funzione del GDPR.
Gli utenti dovranno fare scelte precise su come Facebook dovrà trattare i loro dati sul fronte della pubblicità tracciante, le informazioni presenti nel profilo e quelle visibili e la possibilità di effettuare il riconoscimento facciale nelle foto caricate sulla piattaforma.
Facebook e Google, da "bacchettate" a favorite - Come riporta il Wall Street Journal, le pesanti restrizioni sull’utilizzo dei dati personali dei consumatori previste dal nuovo regolamento potrebbero finire, paradosso non da poco, per rafforzare il duopolio di
Google e Facebook nel mercato della pubblicità online. Il motivo è di facile intuizione: i due colossi, infatti, possono contare su una disponibilità finanziaria che la quasi totalità della concorrenza può solo sognare.
Come riporta il Sole24Ore, due aziende che capitalizzano in tandem oltre
1.200 miliardi di dollari (
745 miliardi Alphabet, la holding che controlla Google; 481 miliardi Facebook) possono permettersi senza particolari affanni "un'armata di legali e tecnici", capaci di prevedere e attenuare qualsiasi irregolarità stanata dal nuovo impianto della Gdpr. Non si può certo dire lo stesso per un'azienda di medie dimensioni dell'advertising digitale che potrebbe essere messa facilmente ko dalla sanzione (la Gdpr fissa una multa pari al 4% del turnover annuo o ammende flat di 20 milioni di euro) o rischia di finire incastrata nelle strette dei 99 articoli del regolamento.
"