Giovedì 23 giugno i cittadini del
Regno Unito saranno chiamati a
decidere con un referendum se rimanere o meno nell'Unione Europea.
Attualmente nel paese c’è forte tensione alla luce delle ultime vicende che hanno portato alla
morte della deputata laburista Jo Cox, aggredita a pochi giorni dal referendum.
Che cos'è la Brexit
Da tempo oramai siamo abituati a sentire il
termine Brexit, termine appositamente adottato dai Media che indica appunto
l’acronimo "
Britain Exit". Ma che cosa significa veramente uscire dall'UE"? Che cosa succederà in caso di vittoria del Sì? Cosa cambierà per noi?
Iniziamo con il vedere come sia stato possibile giungere a tale punto e come uno stato membro sia riuscito ad ottenere una consultazione sul tema.
Dobbiamo tornare al 2015 e precisamente al periodo della campagna elettorale dell’attuale
Primo Ministro inglese,
David Cameron, che promise ai suoi elettori una consultazione popolare sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea, qualora fosse stato riconfermato alle elezioni.
Cameron aveva
messo in discussione alcuni vincoli imposti dall’UE su temi di politica estera ed economica.
Favorevoli e contrariLo stesso
Primo Ministro inglese, però, dopo aver proposto il referendum, si è schierato contro la Brexit e questo perché ritiene di essere riuscito a negoziare con Bruxelles sufficienti garanzie in merito all'indipendenza del Regno Unito circa gli stessi temi di politica estera ed economica.
Molti ministri del governo sono dalla sua parte anche se ufficialmente il suo partito, quello Conservatore, si è dichiarato neutrale sul tema.
Dichiaratamente contro la Brexit, invece, i laburisti, i liberal democratici, il Partito Nazionale Scozzese e quasi tutti i leader europei e internazionali, tra i quali troviamo il cancelliere tedesco
Angela Merkel, il presidente della
Francia François Hollande e il presidente degli Stati Uniti
Barack Obama.
Quanti sostengono l’uscita del Regno Unito dalla Ue, partiti ed esponenti politici, ritengono che attualmente l’influenza di Bruxelles sulle politiche del paese sia diventata insostenibile e dispendiosa. A detta loro, dalla Brexit potrebbero
derivarne solo vantaggi, come ad esempio, rintroducendo i limiti alla libera circolazione delle persone, si ridurrebbe il flusso di migranti che giungono ogni anno nel paese.
Le eventuali conseguenze del "Sì"Nel caso di un risultato del referendum consultivo del 23 giugno che dovesse manifestare il desiderio della
maggioranza degli inglesi di uscire dall'UE, nell'immediato non cambierebbe niente.
Il governo britannico dovrà, infatti, ridiscutere con l’UE tutti i trattati siglati e trovare un accordo sulle condizioni dell’uscita.
Questo perché non è possibile uscire dall'Unione Europea nel giro di poco, infatti il processo di uscita potrebbe richiedere due anni di lavori, durante i quali il Regno Unito sarà ancora
uno stato membro, senza, però, prendere parte a nuove iniziative dell’Unione.
Sarebbe il
primo caso di uscita di un paese dall'UE, con l’eccezione della Groenlandia che è territorio della Danimarca, che con un referendum dell’82 uscì dall'Unione. La Brexit comporterebbe quindi probabili conseguenze all'intero sistema dell’Unione Europea.
Cosa cambierebbe per l'Italia
Le conseguenze per l’Italia sarebbero prevalentemente
economiche ed occupazionali: parte dei
600 mila italiani che lavorano in Gran Bretagna potrebbero dover
tornare in Italia così come parte dei
20 mila cittadini inglesi che vivono e lavorano nel nostro paese dovranno
ottenere un permesso di soggiorno.
Molte aziende italiane che esportano nel Regno Unito dovranno fare i conti con i
dazi doganali che renderanno i nostri prodotti meno competitivi, così come per noi diventerà più caro tutto ciò che acquistiamo da loro.
Le attese degli economistiIn caso di Brexit gli economisti si attendono una
svalutazione della sterlina rispetto alle altre monete. Gli stranieri troveranno più conveniente il soggiorno nel Regno Unito e gli inglesi pagheranno un po' di più i prodotti di importazione.
Detto questo, fino a mercoledì i
due fronti continueranno a darsi battaglia, finché il popolo inglese non metterà un punto a questa diatriba.
Nel frattempo i
mercati finanziari vivono momenti di grande fibrillazione e volatilità. In questo momento a trarne vantaggio, come al solito, sono gli speculatori.
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