La scuola italiana, come noto, paga il prezzo della crisi, non solo sotto il profilo didattico e del finanziamento delle iniziative necessarie per la crescita, l'arricchimento e lo sviluppo dei lavoratori, manager e politici di domani, ma anche per quel che concerne le spese necessarie per gli investimenti in manutenzione e sicurezza.
Dall'ultimo rapporto di Legambiente "
Ecosistema Scuola 2012" emerge un quadro sconfortante e, soprattutto, si replica l'immagine di un'Italia divisa in due, con un Nord più ricco ed attento anche agli aspetti delle infrastrutture scolastiche ed un Sud che resta in coda, con problemi anche gravi in taluni casi critici.
Innanzi tutto sarebbe utile chiarire
a chi compete la manutenzione ordinaria e straordinaria delle scuole. In base all'art. 3 della Legge 23/96 e in attuazione dell'art. 14 della Legge 142/90, che ha disciplinato l'Ordinamento delle Autonomie Locali, la realizzazione, la fornitura, la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici spetta ai Comuni per le scuole di grado inferiore, ed alle Province per gli istituti e scuole di istruzione secondaria superiore. Essi "
provvedono altresì alle spese varie di ufficio e per l'arredamento e a quelle per le utenze elettriche e telefoniche, per la provvista dell'acqua e del gas, per il riscaldamento ed ai relativi impianti".
Il rapporto Legambiente mostra che restano nodi delicati legati alla qualità e sicurezza delle nostre scuole: un patrimonio edilizio vetusto che per quasi il 60% è stato costruito prima dell'entrata in vigore della normativa antisismica, che per il 33,70% si trova in aree a rischio sismico e per il 10,67% in aree ad alto rischio idrogeologico e che gli enti locali proprietari dichiarano che per quasi il 36% si ha necessità di interventi di manutenzione urgenti. La prima emergenza rimane ancora quella della messa a norma: quasi metà degli edifici non possiede le certificazioni di agibilità, sono ancora tantissime, più del 65%, le scuole che non possiedono il certificato di prevenzione incendi.
Una fotografia che nella sostanza è confermata anche dai dati dell'Anagrafe dell'edilizia Scolastica, istituita presso il Ministero dell'Istruzione nel 1996, che presenta ancora delle grandi lacune e denuncia, più in generale, l'assenza di una vera e propria pianificazione nazionale in materia di edilizia scolastica.
Per non parlare del "balletto" dei
finanziamenti, promessi e quasi mai impiegati, come quelli garantiti dai
Fondi FAS (circa 400 milioni), letteralmente spariti nelle nebbie dei trasferimenti agli Enti Locali, o quelli stanziati dal
CIPE (358 milioni nel primo stralcio e 400 milioni nel secondo), che solo in piccola parte sono arrivati ai comuni.
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