L'Italia sta perdendo i suoi giovani migliori
Pensate a una coppia felice che decide di mettere al mondo un figlio e che con tanti sacrifici e privazioni riesce a farlo studiare e a portarlo alla laurea. Fatto?
Pensate anche ai sogni di gloria e alla rivalsa che si prendono vedendo realizzato, attraverso il figlio, il proprio sogno di fanciulli. Fatto?
Pensate poi a come si vantano, i genitori, con i vecchi amici raccontando di avere in casa un Dottore. Fatto?
Il quadretto che ne vien fuori dovrebbe essere perfetto... e invece no, visto che anche a parecchi giorni, se non mesi, dall'ottenimento di quel sudato pezzo di carta, il giovane non riesce a trovare lavoro, a comprarsi una casa, a crearsi una famiglia... in poche parole a vivere la propria vita! A chi diamo la colpa? Ai genitori? Alla crisi? Oppure al sistema lavoro che come sappiamo bene funziona solo con quella parolina magica che apre tutte le porte o meglio occupa tutte le poltrone, altrimenti detta
raccomandazione?
Secondo uno studio condotto da Confartigianato, l'aiuto di amici, parenti e conoscenti, risulta determinante nella ricerca del lavoro per oltre la metà dei giovani. Se il lavoro dipendente è un miraggio, quello in proprio non sembra poi essere così facilmente realizzabile. Nell'arco degli ultimi otto anni coloro che hanno intrapreso un'attività al di sotto dei 30 anni sono scesi del 23%.
La situazione è critica, basta sapere che la disoccupazione giovanile (15-24 anni) ha registrato un sensibile aumento nel mese di novembre, collocandosi al 28,9%, livello record a partire dal 2004, anno in cui è iniziata la rilevazione dell'Istat. Tre giovani su dieci, dunque, non riescono a trovare lavoro e così scappano all'estero.
Altro che fannulloni e "bamboccioni", i giovani di oggi sono sempre più scaltri e alimentano una moda non troppo nuova: la
fuga di cervelli all'estero. Secondo un sondaggio del magazine online Jobmeeting.it, la quasi totalità dei giovani ha pensato se non addirittura già progettato di emigrare all'estero per trovare lavoro. Tra le motivazioni che spingono a cambiare Paese prevale la ricerca di maggiori opportunità seguita dall'esperienza formativa. Le mete più ambite? Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia. Possiamo riassumere la situazione occupazionale italiana semplicemente citando una frase del magazine americano Time: "l'Italia sta perdendo i suoi giovani migliori e più intelligenti per un decennio di stagnazione economica, un mercato del lavoro congelato e un sistema arroccato di clientelismo e nepotismo".
"