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E se fossero gli Enti Locali ad aver scommesso sui derivati?

L’investimento nei temibili derivati riguarda un po’ tutti gli italiani, anche quelli che non sanno nemmeno cosa siano i BOT.

Chi si è messo le mani nei capelli apprendendo delle rischiose operazioni sui derivati messe in atto dal Monte dei Paschi di Siena, sappia che simili comportamenti spregiudicati non sono solo ad appannaggio di banche, aziende e trader che amano il rischio, ma anche di soggetti molto, ma molto vicini all'ignaro cittadino: gli Enti locali. Da Milano a Stroncone, sono davvero molte le realtà pubbliche che hanno scommesso denaro su certi tipi di investimenti senza conoscerne a fondo i rischi.

"Se è una Regione o un Comune a perdere 100 volte quello che ha investito, paghiamo noi con l'Ici, allora la faccenda ci riguarda anche se la materia è da mal di testa", aveva commentato Milena Gabanelli durante una puntata di Report dell'ormai lontano 2007 dal titolo "Il banco vince sempre".

Mal di testa non a torto: gli enti locali (in particolare Comuni e Regioni) avrebbero in pancia derivati per 66,5 miliardi di euro, denunciano Adusbef e Federconsumatori, molti dei quali con un valore di mercato negativo, dunque in potenziale perdita. Oggi l'Ici ha lasciato il posto all'IMU, ma la sostanza non cambia: chi paga per questa fantafinanza è il contribuente.

Purtroppo di dati recenti non ce ne sono, ma per capire la portata del fenomeno basti pensare che a marzo del 2009, durante un'audizione al Senato, la Banca d'Italia aveva parlato di circa 500 enti locali, per la stragrande maggioranza (440) comuni, che si erano serviti di strumenti finanziari altamente speculativi per un totale di 24,5 miliardi di euro.

Secondo il Tesoro, invece, dal 2002 e al primo semestre 2007 sono stati circa 900 i derivati firmati da 525 enti locali (459 Comuni, 45 Province, 17 Regioni e quattro Comunità montane), si legge su Finansol.it.

E fin qui non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che il mark to market (in gergo, il valore di mercato alla data della rilevazione) dei derivati in tasca alle amministrazioni pubbliche era negativo per 1,055 miliardi. Un valore, si badi bene, che non si traduce in perdita immediata e che dal 2007 ad oggi potrebbe essersi trasformato in lauto guadagno. Peccato però che tutto fa presagire il contrario!

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