La regolamentazione europea
Infatti, contrariamente a quanto successo oltreoceano, la problematica connessa alla regolamentazione dei bonus ai top managers bancari è stata affrontata con una certa serietà dagli Organismi comunitari per cui le banche europee, da una parte, sono state sottoposte già da tempo al "pressing" delle proprie banche centrali e, dall'altra, saranno assoggettate, nel corso del 2011, al rispetto di precise direttive già decise dall'Europarlamento.
Queste norme, volte a sganciare i bonus dalla
logica del "mordi e fuggi" per legarli piuttosto a risultati di medio periodo, prevedono, ad esempio, che solo il 20/30% della retribuzione variabile possa essere incassata subito (il resto verrebbe corrisposto in più anni) e che la quota in contanti non possa superare il 50% del bonus: la restante parte dovrà essere invece espressa in azioni.
Ma l'aspetto più qualificante delle nuove direttive consiste nella previsione che una buona "fetta" dei bonus differiti nel tempo possa essere recuperata dalla banca qualora i risultati previsti non vengano raggiunti anzi, più precisamente, una quota dei bonus assumerà proprio la qualità di "contingent capital" ossia di capitale prontamente utilizzabile dalla banca in caso di conclamata difficoltà.
Tornando agli Stati Uniti, solo ora, pressati dalla nuova regolamentazione europea, la
SEC e la
Federal Reserve (in realtà anche agevolate dai maggiori poteri conferiti dalla legge Dodd-Frank), stanno concretamente valutando la possibilità di emanare direttive che impongano alle banche alcuni limiti nella concessione dei bonus ai propri top managers. I parametri di riferimento, verosimilmente, non si discosteranno di molto da quelli individuati dagli europei tuttavia, dato l'enorme peso delle lobby bancarie, i tempi potrebbero essere anche assai lunghi ed il raggiungimento dell'obiettivo finale non così scontato.
"