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La ripresina effimera della Spagna

La ripresa dell'economia spagnola viene presa come esempio dai cultori dell'austerity europea, ma non è tutto oro quel che riluce, perché la fame dilaga, soprattutto fra i bambini.

Non solo macroeconomia... il benessere crolla

Un rapporto dell'Eurostat della scorsa estate rivela che a fine 2011 la popolazione a rischio povertà nella media europea era pari al 16,9% del totale, con notevoli differenze da un Paese all'altro. La Spagna evidenziava uno dei tassi più elevati con un rischio povertà che colpiva il 22,2% della popolazione, subito dietro la Bulgaria e davanti alla Grecia (21,8%).

Guardando meglio il rapporto si nota che, nello stesso periodo, la Spagna era il Paese europeo con la maggiore diseguaglianza nella distribuzione dei redditi. L'indice di diseguaglianza (calcolato come il rapporto fra i redditi percepiti dal 20% della popolazione più ricca e quelli percepiti dal 20% della popolazione più povera) poneva proprio la Spagna al top in UE con un indice pari a 6,8 (la media europea nello stesso periodo era di 5,1).

Analogamente, un rapporto dell'OCSE pubblicato nel 2013 mostra che la Spagna è uno dei Paesi in cui la diseguaglianza dei redditi è cresciuta di più fra il 2007 ed il 2010, subito dopo l'Irlanda, altro Paese costretto a chiedere gli aiuti internazionali della cosiddetta Troika (UE-BCE-FMI). L'Organizzazione che ha sede a Parigi spiega questo fattore con la pesante caduta dei redditi delle famiglie, provocata dalla crisi economica, dalla disoccupazione e da un progressivo aumento delle tasse, che ha ridotto i redditi disponibili, colpendo ampie frange della classe media.
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