La Cina e le sue velleità "verdi"
Al termine del vertice del G8 si è molto parlato della Cina e dei paletti posti in materia di clima, quasi a sottolineare che la fagocita economia asiatica non intendesse sopportare il costo d circa il 20%, oltre al contenimento delle emissioni tossiche, a fronte di una economia che dovrebbe pressoché raddoppiare nei prossimi anni. L'inizio del 2009 è stato inaugurato con la cosiddetta rivoluzione verde in Cina. Con il nuovo anno è partita la nuova centrale solare in Cina, realizzata a Wuwei, nella dell'iniziativa a spese della crescita. Eppure la Cina è uno dei Paesi maggiormente coinvolti nella promozione delle "energie rinnovabili" e non sono da sottovalutare gli enormi incentivi concessi dal Governo per il loro sviluppo, che si aggira attorno ai 440 mld di dollari. Il Piano cinese per l'energia sostenibile (The China Sustainable Energy Program) fissa come obiettivo entro il 2020 di ridurre i consumi di energia provincia settentrionale di Gansu. Il progetto è stato finanziato dal Governo cinese che ha previsto un investimento di circa 10 milioni di dollari. Con la nuova centrale la Cina si avvia ad implementare il suo piano strategico che ha come obiettivo di portare il Paese tra i leader mondiali nell'energia solare.
Gli Stati Uniti sotto il vessillo di Obama
La vera rivelazione in questo vertice sono stati invece i Paesi più industrializzati, in particolare gli Stati Uniti, che sotto la guida del nuovo Presidente, Barack Obama, hanno finalmente colto l'appello della UE, da sempre fortemente impegnata nello studio sui cambiamenti climatici. Una vera svolta che ha portato a fissare, quanto meno, quell'obiettivo di lungo periodo di riduzione fino all'80% delle emissioni di CO2. Un obiettivo che necessita, tuttavia, di essere seguito da target accessibili di medio e breve termine, che si spera arriveranno con il prossimo incontro a Copenhagen.
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