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G8: "From La Maddalena to L'Aquila"

Un'attenzione particolare è richiesta contro l'uso improprio, da parte delle organizzazioni terroristiche, dei mezzi di comunicazione pubblica, sia moderni sia più tradizionali, a fini di propaganda e di reclutamento. In particolare si parla di internet, mezzo ampiamente sfruttato dai terroristi per divulgare messaggi radicali e pianificare e facilitare gli atti di violenza. Occorre aumentare la comprensione del modo in cui i terroristi utilizzano questi mezzi di comunicazione e aumentare la cooperazione per contrastarne gli abusi. Tenuto conto che i terroristi hanno diversificato le strategie e i metodi offensivi, secondo i governi degli Otto, è divenuto necessario intensificare gli sforzi per affrontare la più grande varietà di minacce, come il terrorismo chimico, biologico, radiologico e nucleare (CBRN) e gli attacchi alle infrastrutture critiche (comprese le infrastrutture critiche di informazione), i siti sensibili e i sistemi di trasporto.

Ma la risposta più efficace contro il terrorismo sembra essere anche quella più ovvia: la promozione della democrazia, dei diritti umani, dello stato di diritto e di condizioni sociali eque. I governi del G8 si sono impegnati a continuare la promozione di una cultura del dialogo e del pieno rispetto per la diversità, che rappresenta la risposta più efficace per contrastare coloro che incitano all'odio per i propri scopi violenti. Nella dichiarazione "l'Aquila Statement on non-proliferation" si legge che la proliferazione delle armi di distruzione di massa (ADM) e dei relativi vettori continua a rappresentare una sfida globale ed una minaccia importante per la sicurezza internazionale. Tutti gli Stati devono adempiere appieno ai propri impegni nel campo del controllo degli armamenti, del disarmo e della non proliferazione, previsti dai trattati internazionali e dagli accordi multilaterali pertinenti. Alla luce di una tale dichiarazione va letta la condanna unanime dell'Iran da parte dei Paesi del G8: in apertura del documento politico finale si legge "Noi capi di stato e di governo dei paesi membri del G8 continuiamo ad essere seriamente preoccupati degli eventi recenti in Iran... deploriamo la violenza post elettorale che ha causato la morte di civili iraniani. Le restrizioni sui media, le detenzioni ingiustificate di giornalisti e i recenti arresti di stranieri...".

Sulla condanna al regime di Almadinejad gli otto grandi hanno raggiunto un' intesa comune. Il testo ricalca quello approvato a Trieste dai ministri degli esteri del G8: condanna la corsa agli armamenti nucleari, le recenti uscite negazioniste sull'Olocausto, la violenza politica e la repressione messa in atto contro i giornalisti. Toni forti e decisi quindi quelli usati all'Aquila, anche se nel documento non si fa menzione di possibili sanzioni, bensì si afferma la determinazione a trovare una soluzione diplomatica sul controverso programma nucleare iraniano, dando a Teheran tempo fino a settembre per rispondere. Il Presidente americano Barack Obama ha negato che la mancanza di un esplicito riferimento a sanzioni contro l'Iran, nel documento finale, renda il documento più debole, non ritenendo inoltre il contesto del G8 il più adatto per discutere le sanzioni più adeguate, quanto un forum ideale per lanciare una dichiarazione di unanimità sull'argomento. Obama ha rimandato ogni possibile decisione al G20 di settembre e per allora lo scopo sarà quello di coinvolgere, nella dichiarazione sull'Iran, un numero maggiore di stati che, dopo la Russia annoveri anche la Cina.

Una novità importante il coinvolgimento della Cina che, per anni, ha rifornito l'Iran di armi biologiche e, ancora oggi, dispone di infrastrutture sufficientemente avanzate per lo sviluppo e la produzione di agenti biologici. All'Aquila inoltre è stata fatta una dichiarazione ad hoc contro la proliferazione atomica chiarendo che resta inaccettabile. Nella dichiarazione generale si isola chiaramente la Corea del Nord, anche se la minaccia nord coreana è meno sentita di quella iraniana. I lanci missilistici effettuati dalla Corea del Nord lo scorso 5 aprile, oltre ai test nucleari del 25 maggio, in aperta violazione della risoluzione 1718/2006 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, metterebbero a repentaglio la pace e la stabilità in tutta la regione, da qui il duro monito del G8.

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