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G8: "From La Maddalena to L'Aquila"

Passa il messaggio della UE sulla lotta a cambiamenti climatici
"L'Unione europea guida l'azione globale in materia di cambiamento climatico, sia stabilendo cosa è necessario fare a livello internazionale per contenere il riscaldamento globale entro i 2°C, sia impegnandosi a decurtare in misura davvero significativa le proprie emissioni di gas a effetto serra". Questo l'enunciato del programma Europeo contro il cambiamento climatico, una strategia che sembra esser passata a tutti gli effetti in questo vertice del G8. "Perché le emissioni globali possano essere almeno dimezzate rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050 - sottolinea la UE - i paesi industrializzati dovranno ridurre collettivamente le proprie emissioni del 30% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 e del 60-80% entro il 2050".

Secondo il quarto rapporto di valutazione (2007) del Comitato intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), la temperatura del pianeta è aumentata in media di 0,76°C rispetto ai livelli preindustriali e la tendenza è in continua accelerazione. Se non saranno adottati provvedimenti per contenere le emissioni future, è probabile che la temperatura media globale aumenti ancora di 1,8-4°C (nel peggiore dei casi, si parla addirittura di 6,4°C), stando alle proiezioni del rapporto.
L'Unione europea considera di vitale importanza impedire che il riscaldamento globale superi i 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Numerose prove scientifiche dimostrano infatti che oltre questa soglia potrebbero verificarsi mutamenti irreversibili e potenzialmente catastrofici. L'analisi della Commissione dimostra che, se vogliamo avere una minima possibilità di mantenere l'innalzamento della temperatura entro la soglia dei 2°C, dovremo prima stabilizzare le emissioni globali di gas a effetto serra entro il 2020 e poi ridurle almeno del 50% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050.

Nel marzo del 2007, i capi di Stato e di governo dell'UE hanno conferito il proprio appoggio a una strategia integrata sui cambiamenti climatici e l'energia, presentata dalla Commissione europea. Tale strategia enuncia le proposte dell'UE per il conseguimento di un accordo globale esaustivo per la lotta al cambiamento climatico dopo il 2012, alla fi ne del primo periodo di adempimento del protocollo di Kyoto Gli Stati membri della UE si sono, dunque, impegnati a ridurre le emissioni dell'UE del 30% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020, "purché altri paesi industrializzati accettino di assumersi impegni analoghi in seno al futuro accordo globale.
Anche i paesi in via di sviluppo più avanzati dal punto di vista economico dovranno impegnarsi a recare un contributo adeguato in base alle proprie capacità". "La strategia del 20-20-20" Tali traguardi saranno puntellati da tre obiettivi nel campo dell'energia, anch'essi da centrare entro il 2020: - una riduzione dei consumi del 20% tramite un'accresciuta effi cienza energetica; - un aumento fino al 20% della quota di mercato delle fonti rinnovabili (partendo dall'attuale 8,5%); - il conseguimento di una quota di biocarburanti prodotti in maniera sostenibile pari al 10% dei carburanti (benzina e diesel) in ogni Stato membro, come parte dell'impegno al rinnovabile.

A seguito di un'analisi economica esaustiva e di consultazioni approfondite con gli Stati membri, a gennaio 2008 la Commissione ha presentato un importante pacchetto di misure al fine di conseguire questi obiettivi in materia di clima e fonti rinnovabili.
Al centro della strategia è il rafforzamento e l'espansione, a partire dal 2013, del sistema per lo scambio di quote di emissioni (ETS), lo strumento chiave dell'UE per ridurre le emissioni di CO2 in maniera economicamente efficiente. settori non coperti dal nuovo sistema ETS (come i trasporti, escluso il trasporto aereo, l'edilizia abitativa, l'agricoltura e i rifiuti) rappresenteranno ancora il 60% circa delle emissioni totali dell'UE: la Commissione propone che tali settori decurtino collettivamente le proprie emissioni del 10% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2020.
Studi recenti, come la "Stern Review on the economics of climate change" pubblicata dal governo britannico, ribadiscono che i costi dell'inazione sarebbero infatti enormi. La Stern Review prevede che nel lungo periodo il cambiamento climatico potrebbe decurtare il prodotto interno lordo (PIL) globale tra il 5% e il 20% o più all'anno se non verrà contenuto tagliando le emissioni di gas a effetto serra. Un'azione globale di lotta al cambiamento climatico è pertanto anche una strategia per la crescita a lungo termine.

L'analisi della Commissione europea dimostra che l'investimento necessario per conseguire un'economia a basso enore di carbonio costerebbe attorno allo 0,5% del PIL mondiale tra il 2013 e il 2030. Secondo le stime del rapporto IPCC, i tagli delle emissioni necessari per mantenere l'aumento della temperatura entro la soglia dei 2°C ridurrebbero la crescita media del PIL di meno di 0,12 punti percentuali l'anno fino al 2050. Si tratta di un piccolo prezzo da pagare per assicurarci contro le proporzioni pericolose che il cambiamento climatico potrebbe assumere.

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