La Cassazione, con la propria sentenza, ha certamente avuto l'inaspettato merito di aver risvegliato l'attenzione dei cittadini che hanno chiesto finanziamenti alle Banche, che comunque in alcuni casi potrebbero rivelarsi parzialmente illegittimi. Nei casi, per esempio, in cui ad aver superato il tasso soglia di usura – non sia la sommatoria tra interessi moratori e corrispettivi, ma – sia il solo valore relativo agli interessi moratori pattuiti originariamente con la Banca. E ciò, visto che una buona parte della giurisprudenza ha già avuto modo di riconoscere che il tasso di mora può essere oggetto di autonoma valutazione ai fini dell'usura, anche e soprattutto per le chiare parole della citata legge n. 24/2001 (“
… si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque convenuti, a qualunque titolo, indipendentemente dal momento del loro pagamento”). Partendo da simili casi, la via del risarcimento è certamente più battuta, ma non per questo priva di difficoltà. Su tutte, quella di dimostrare al giudice che l‘illegittimità degli interessi moratori, giacché usurari, infici anche la pattuizione relativa al costo del finanziamento (gli interessi corrispettivi), rendendolo perciò gratuito, e privo di interessi da corrispondere, a qualunque titolo pattuiti.
La materia è molto complessa, e si è tentato di darne alcuni cenni per fornire dei conseguenti moniti. In tema di interessi usurari è bene informarsi sui propri contratti di finanziamento per rilevare possibili criticità e far sanzionare le Banche che le hanno colpevolmente sottaciute. Non è bene credere allo slogan che pressoché tutti i finanziamenti sono viziati, perché la strada del risarcimento non è sempre in discesa e merita di essere studiata nei minimi dettagli per evitare di finire in burroni più o meno nascosti.
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