Se la banca si trova in difficoltà finanziarie chi provvede al salvataggio dell'istituto? La novità è che dal prossimo 1° gennaio questo onere potrà essere a carico dei clienti dello stesso istituto ai quali verrà richiesto, in casi estremi, di compartecipare alle perdite con le proprie azioni, obbligazioni e conti correnti.
E' quanto stabilito dalla direttiva europea
Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive) che l'Italia ha recepito a luglio e che introduce in tutti i i paesi europei le regole per prevenire e gestire le crisi delle banche e delle imprese di investimento, compreso il meccanismo del
bail-in, ovvero il "salvataggio dall'interno".
Il passaggio dal “
bail out”, salvataggio dall'esterno, quindi con soldi pubblici, al “bail-in” parte dal principio che non debbano essere più sprecate risorse dello Stato per salvare le banche ma che, in caso di difficoltà si potrà chiedere aiuto a chi ha rapporti con quella banca, come gli azionisti, gli obbligazionisti ed i correntisti. Il nuovo modus operandi alleggerisce, quindi, indirettamente tutti i contribuenti che finora sono intervenuti in aiuto attraverso l'aumento delle tasse.
Il modello è quello dell'
emergenza Cipro verificatasi a marzo 2013 quando l'Eurogruppo decise il prelievo forzoso dai conti correnti per salvare le banche cipriote e che
pochi mesi dopo fece diventare norma europea.
Ma vediamo nel dettaglio chi interviene nel bail-in e chi rischia di più, tenendo presente che il testo del decreto, dopo essere stato
approvato dal Consiglio dei Ministri il 10 settembre scorso, ora è tornato alle Camere ed è pertanto suscettibile di ulteriori cambiamenti.
"