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Il mercato del falso impoverisce l’Italia

La contraffazione ha un impatto pesantissimo sul nostro Paese: per fatturato perso, mancati introiti per lo Stato e in termini occupazionali

Nell’alimentare la contraffazione blocca la digestione

Il virus del falso non colpisce solo il settore dell’abbigliamento e dei profumi ma anche quello alimentare, argomento assai caro a noi italiani. Pensiamo a quanti danni possono provocare al Made in Italy alimentare la "Pomarola" venduta in Brasile, l'olio "Pompeian" del Maryland e la "Zottarella" venduta in Germania. Tanti, soprattutto se si considera che questi falsi imitano prodotti simbolo della dieta mediterranea, tanto apprezzata da essere stata inserita, quattro anni orsono, nella lista del patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell'UNESCO. Coldiretti ha persino allestito una mostra degli orrori dedicata alle più improbabili e pericolose imitazioni spacciate nei diversi continenti, mostrando tra i tanti falsi i pelati San Marzano fatti in California, la scamorza Salerno prodotta in Canada, il salame Napoli del Nordamerica e addirittura il kit per fare in casa la mozzarella prodotto in Inghilterra.

A questo punto vale la pena ricordare che l'Italia è il paese più forte al mondo per prodotti "distintivi", con 264 prodotti Dop e Igp e 4.698 specialità tradizionali regionali, seguiti a distanza da Francia e Spagna. Lo si apprende dal dossier 10 verità sulla competitività italiana-Focus agricoltura realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison per Coldiretti, secondo la quale nel biologico siamo i primi in Europa per numero di imprese, tra i primi al mondo per superficie e tasso di crescita.

Anche in termini di surplus commerciale con l'estero l'Italia è sul podio in 70 differenti tipologie alimentari. "Tra i prodotti dell'agroalimentare italiano ben 23 non hanno rivali sui mercati internazionali e vantano le maggiori quote di mercato mondiale. E ce ne sono altri 54 per i quali siamo secondi o terzi. Nonostante la contraffazione e la concorrenza sleale dell'Italian sounding, siamo sul podio nel commercio mondiale per ben 77 prodotti", spiega il dossier. In un contesto di crisi la filiera food è quella che meglio ha risposto alle avversità: nel 2013 la quota di mercato del settore non solo non ha ceduto quote, ma ha fatto registrare addirittura una lieve crescita, passando dal 2,8% al 2,9%.
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