L'edilizia: una risacca d'irregolarità
Nell'edilizia, almeno due aziende su tre sono irregolari sotto il profilo del lavoro. Questo è l'amaro verdetto dell'Operazione Mattone sicuro, effettuata dai Carabinieri e finalizzata a rafforzare nel settore edile il contrasto al lavoro sommerso e gli interventi di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Secondo i dati resi pubblici dal Ministero del Lavoro, su 18.207 ispezioni eseguite presso aziende edilizie, il 59% presenta situazioni di irregolarità in tema di lavoro. Non sorprende, dunque, la frequenza delle morti bianche, né il dilagare del lavoro sommerso, che colpisce alcuni settori più di altri, prevalentemente dove vengono impiegati gli stranieri.
In particolare, gli accessi ispettivi sono stati mirati al contrasto dell'impiego di lavoratori irregolari o "in nero", nonché al contenimento del rilevante fenomeno infortunistico, attraverso l'attenta verifica delle condizioni di lavoro, anche sotto il profilo prevenzionistico.
La percentuale di aziende irregolari più significativa è stata registrata in Molise con un'incidenza del 94% sul totale, ma gli illeciti cono altissimi anche in Liguria, Calabria, Basilicata, Sardegna 70%, Puglia, Lombardia e Abruzzo, con percentuali che superano ampiamente la media nazionale, arrivando a quasi l'80%.
I lavoratori irregolari sono risultati oltre 7mila, di cui quasi 4mila totalmente in nero (pari al 49%), con punte superiori al 60% per Puglia, Basilicata, Molise, Campania e Lazio.
Una lezione per il futuro
Concludendo, il trend degli infortuni sul lavoro e delle morti bianche viene a dipendere intimamente dal grado di sensibilizzazione e prevenzione, che giustifica le ripetute campagne e gli interventi normativi sulla materia. Una sfida che l'Italia sembra aver colto, ma ancora in forma del tutto limitata, mentre si rischia di fare un passo indietro con l'impiego sempre maggiore di personale straniero "in nero", che andrebbe opportunamente formato e sensibilizzato sul problema.
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