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L'esercito delle vittime del lavoro

Le morti bianche, pur in contrazione, restano ancora troppe per un Paese civile.

Il lavoro è un diritto, morire per il lavoro una inefficienza sociale, soprattutto in un Paese civile e democratico, in cui dovrebbe essere garantita la sicurezza minima delle condizioni lavorative. E questo è tanto più vero oggi, un periodo in cui avere un posto di lavoro è un lusso. D'altro canto, recita l'articolo 35 della Costituzione: "La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori".

Questo primo scorcio di millennio rappresenta un periodo molto importante nel campo della tutela sociale dei rischi professionali. Iniziato con il varo del decreto 38/2000 relativo al rischio biologico, c'è stato poi un percorso di profonde riforme negli anni successivi, tutte finalizzate alla tutela integrale del lavoratore. Un processo che in tutti questi anni si è svolto sotto la spinta di una opinione pubblica che si è mostrata sempre più attenta ai problemi della sicurezza del lavoro, sollecitata e stimolata anche dai costanti richiami del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Che proprio di recente ha ospitato la 62ª edizione della Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro, organizzata dall'ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi sul Lavoro).

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