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Il lifestyle made in Italy ai nostri giorni

Italia antica, glamorous e triste?
E a lettura come stiamo? In questo l'italiano non è propriamente uno svedese (se si confrontano i libri pro-capite di Svezia e Italia c'è da rabbrividire!) e preferisce accendere la TV o internet piuttosto che acquistare un quotidiano o leggere un libro! Il New York Times una volta, scherzando, ha affermato che in Italia un libro da 20.000 copie è un best seller, il che non è confortante visto che siamo più di 60 milioni!

E poi c'è l'Italia dei paradossi emersa dai dati Bankitalia di qualche anno fa: siamo tra i paesi più indebitati e più poveri d'Europa, ma nel nostro Paese ci sono i cittadini più ricchi d'Europa!
Intanto, sempre statistiche alla mano, emerge una classe media sempre meno media, perché sta pagando enormemente gli effetti della crisi rischiando di scomparire (almeno secondo gli economisti più apocalittici), mentre un giovane su tre è senza lavoro e guadagna il 35% in meno di chi ha tra i 31 e i 60 anni (negli anni '80 si parlava di un 25% in meno). In pratica, dopo la crisi chi era ricco lo è ancora di più, chi vivacchiava adesso non arriva a fine mese.

Altra incongruenza: da alcuni recenti dati di Confcommercio emerge che l'italiano soffre ma non rinuncia allo svago (prodotti audiovisivi e servizi ricreativi piuttosto che alberghi e ristoranti), né a spendere discrete quote in Gratta & Vinci e affini, tantomeno al telefonino all'ultima moda, figuriamoci, poi, se si priva dell'ultimoTV LCD, del french manicure e di altre spese per la cura della persona!

Se il MIUR ci vede come un'isola felice di compagnoni riuniti attorno ad una tavola o in una piazza, magari davanti ad una bella Margherita con bufala di origine NON controllata, oltreoceano è decisamente cambiata la visione del popolo italiano.

In un articolo del New York Times di fine 2007 più che di pizza e mandolino si parlava di "malessere".
"Tutto il mondo ama l'Italia perché è antica ma sempre glamorous", scriveva l'autorevole quotidiano. Eppure "gli italiani, nonostante la loro arte di arrangiarsi, sono il popolo più infelice dell'Europa dell'Ovest" perché devono combattere come pochi altri contro fratture politiche, crimine organizzato e tenue senso nazionalista, afferma il NYT.
100 anni fa emigravano gli italiani più poveri, oggi fuggono le menti eccelse, si rammaricano dagli States, aggiungendo che "gli italiani, oltre che tristi, sono anche arrabbiati e … vecchi. Vecchi in tutti i campi più di prestigio, dalla politica alla televisione. Anche l'arte italiana, ormai, è morta". "There is no new Fellini, Rossellini or Loren", scrive il quotidiano.

Ma l'Italia ha comunque Ferrari, Ducati, Vespa, Armani, Illy, Gucci, Piano, Barolo… tutti simboli di stile e prestigio, tutti ancora sotto il mistico marchio Made in Italy, afferma il NYT, che conclude sperando che le nuove generazioni più colte e cosmopolite possano uscire un giorno da questa impasse. E basterebbe poco: pagare tutti le tasse, non chiedere raccomandazioni sul lavoro o vie preferenziali per ammettere i figli all'università.

Intanto lo Stivale, stando alle ultime ricerche, continua a perdere terreno nelle classifiche della qualità della vita.
Per la rivista di elite globale Living International, tra i pochi motivi che potrebbero spingere una coppia di anziani benestanti a trasferirsi nel Bel paese vi sono mari e laghi cristallini, montagne e tesori artistici (e basta?).

Anche il News Week declassa la nostra Repubblica in quanto a qualità della vita, e lo fa niente di meno che con la collaborazione del premio Nobel Joseph E. Stiglitz. L'Italia, spiega la rivista statunitense, resta piuttosto indietro per quanto riguarda vari aspetti quali istruzione, dinamismo economico e contesto politico. Con gran sorpresa si scopre però che la sua sanità si piazza al terzo posto a pari merito con Spagna, Svezia e Australia! Amara consolazione, se si legge che il nostro amato paese ha perso i primi posti anche in quei campi in cui una volta era un'eccellenza. Un esempio? La buona cucina: ora la nazione dove si mangia meglio sarebbe la Spagna.
Eh, no! La cucina italiana non si tocca!!

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