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La "speculazione sistemica" e le armi non convenzionali

Una guerra moderna
Ad esempio, nel corso della crisi ellenica, la Banca Centrale greca ha dovuto cedere a "pressioni esterne" ed intervenire direttamente con aste straordinarie di bond per fornire ad alcune primarie banche (verosimilmente americane) titoli pubblici indispensabili per consentire a queste ultime di chiudere operazioni speculative di vendita allo scoperto senza subire ingenti perdite.

In questo caso la Banca Centrale, preoccupata di inimicarsi le banche e pressata dalla necessità di dover rifinanziare entro breve 30 mld di euro di titoli in scadenza, non se la sentì di "far piangere la speculazione". Il fatto, ancorché non eclatante di per sé, appare però significativo in quanto dimostra come, specie nei momenti di crisi, il potere dei grandi soggetti finanziari è talmente ampio da consentire a questi ultimi, non solo di creare i presupposti per un attacco speculativo, ma anche di limitare il rischio di insuccesso piegando a proprio favore, all'occorrenza, le regole del gioco.

E non mi viene in mente niente di più pericoloso di una banca che possa agire sapendo di non doversi preoccupare troppo dei rischi che si assume!

Fatte queste considerazioni è necessario ora chiedersi: il nostro sistema finanziario è ancora in grado di sopportare una "speculazione sistemica" a basso rischio di insuccesso e libera di propagarsi in assenza di ostacoli efficaci?
Probabilmente la risposta è "no" perché, come abbiamo potuto verificare "de visu", questa tipologia di speculazione, da una parte, è ormai in grado di mettere in pericolo la stessa sopravvivenza del sistema e, dall'altra, genera costi sociali enormi che sono sotto gli occhi di tutti e riguardano tutti perché vanno ad incidere direttamente sulla qualità della nostra vita.
E questi costi non sono più accettabili.

A questo punto, se il mercato non è più in grado di arginare con le proprie barriere "naturali" la "speculazione sistemica", ben vengano tutti i tentativi di creare delle "barriere artificiali", dalla regolamentazione dei derivati a regole più stringenti sull'attività delle banche e delle società di rating e ben vengano anche le misure di "moral suasion" applicate in casa propria dalla Germania: si tratta di interventi limitati che non possono certamente risolvere il problema, ma che indicano con chiarezza che la prima potenza economica europea non è più disposta a tollerare le conseguenze della "speculazione sistemica".
E probabilmente ha anche ragione la Merkel quando dice che la "speculazione sistemica" non può più essere combattuta con le armi tradizionali, ma deve essere affrontata con decisione utilizzando armi non convenzionali e mezzi adeguati ad una guerra moderna, con qualche scrupolo neo liberista in meno e molta determinazione in più.

In genere gli speculatori sanno fare benissimo i conti e sanno quindi che, ad un certo punto, è conveniente fermarsi perché il continuare diventa controproducente, pericoloso e molto costoso.
Bisogna solamente far loro capire che siamo arrivati a questo punto.

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