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La TAV italiana viaggia su binari d'oro a 18 kt

L'alta velocità in Italia e negli altri paesi
Tuttavia, come rileva Ivan Cicconi che ha condotto nel 2008 un capillare studio in materia, Moretti ha un po' "barato" perché i costi delle linee francesi e spagnole includono sia le spese per le infrastrutture aeree sia quelli di penetrazione, mentre per la linea Torino-Napoli sono stati presi in considerazione solo i costi delle tratte.

Da una elaborazione del 2008 di Ivan Cicconi su dati e documenti ufficiali emerge invece che la TAV italiana, per la linea Torino-Napoli ha speso (senza considerare i costi per i nodi di penetrazione di Milano, Bologna, Firenze e Roma) 60,7 mln di euro a chilometro, contro i 9,3 mln del Giappone, i 10,2 della Francia e i 9,8 mln della Spagna.
Se, come nel caso delle nostre cugine europee, la progettazione delle infrastrutture fosse stata gestita direttamente dalle società statali concessionarie del servizio e la realizzazione affidata, con gare ad evidenza pubblica, ad imprese con "contratti di appalto" e con totale finanziamento pubblico, tutto sarebbe stato molto meno macchinoso e oneroso.

Su chi graveranno tutti questi costi?
Secondo gli intenti del 1991 solo sulla TAV, che avrebbe ripagato gli esecutori dei lavori con lo sfruttamento del servizio una volta terminato.

In realtà, come fa notare Cicconi, la TAV non è mai stata incaricata della gestione, mentre il cosiddetto "sfruttamento economico", citato nel contratto del 1991, serve solo a mascherare un finanziamento privato mai esistito, come del resto denunciò il Ministro dei trasporti nel 1998, definendo il tutto una clamorosa bufala. Una bufala, continua Cicconi, che ha prodotto uno scandaloso debito pubblico.

Alla fine se n'è accorta anche l'Unione Europea e l'Italia, dopo accertamenti di Eurostat, è stata costretta a rimuovere la truffa ai danni dell'UE (prestiti accesi da TAV e titoli emessi da infrastrutture non contabilizzati nel bilancio dello Stato) con una legge che disponeva che tutti gli oneri per capitale ed interessi emessi e dei mutui contratti, nonché gli oneri delle relative operazioni di copertura, dovevano essere assunti direttamente a carico del bilancio dello Stato.

Con tali disposizioni, quasi 13 mld di euro (debiti accumulati dal 1994 al 2005 da TAV spa e Infrastrutture, fino da allora tenuti fuori dai conti pubblici) sono diventati debito pubblico gravando pesantemente su rapporto deficit/PIL dell'Italia. Pur non essendo possibile disporre di cifre più recenti, non è difficile immaginare che la cifra ad oggi possa solo essere aumentata!

A questo punto è inutile sparare sulla Croce Rossa rafforzando le polemiche sugli esorbitanti costi. Oramai la TAV c'è, è quasi completata, è una delle migliori nel mondo e tanto sia. Come al solito, però, in Italia si paga e si china la testa.


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