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La grande fuga degli italiani all'estero

La scuola italiana fa acqua da tutte le parti e così oltre alla fuga dei cervelli l’Italia si troverà ben presto a dover arginare la fuga degli studenti. In coda alla frontiera anche gli imprenditori.

Imprenditori italiani con le valige in mano

A guardare all’estero non sono solo gli studenti: anche gli imprenditori italiani si mostrano sempre più interessati ai mercati internazionali.
L’ICE – Istituto per il Commercio Estero – spiega nel suo Rapporto annuale 2013-2014 che la crescita del numero complessivo delle imprese italiane attive sui mercati esteri è diventata una tendenza che ha caratterizzato l’intero decennio. Nel tempo, infatti, il numero degli esportatori italiani ha continuato a crescere, portandosi nel 2013 sul livello record delle 211.756 unità, con oltre 2 mila piccole imprese italiane che nel 2013 sono diventate esportatrici per uscire dalla crisi.

Gli esportatori italiani, precisa l’ICE, sono maggiormente presenti in Germania, Francia e Svizzera mentre gli Stati Uniti si trovano al settimo posto con circa 35.600 operatori. Gli USA, però, figurano al secondo posto per valore medio delle esportazioni, subito dopo l’Algeria. Seguono Germania e Francia e, al quinto posto, la Cina.

Guardando invece alle grandi imprese, il Centro Studi di Mediobanca rileva che su un campione di oltre 2mila imprese italiane, il 9% del fatturato dei maggiori gruppi manifatturieri italiani con organizzazione multinazionale è realizzato in Italia mentre il restante 91% all'estero. Il 91% di estero è suddiviso tra esportazioni (24%), ossia beni prodotti in Italia e venduti su altri mercati, e dal cosiddetto "estero su estero" (67%), ovvero costituito dai beni prodotti all'estero e venduti sui vari mercati.

Tra i tanti settori segnaliamo quello delle costruzioni, che versa in una situazione davvero drammatica. A sostenerlo il presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti, a margine della presentazione del rapporto 2014 sulla presenza delle imprese di costruzioni italiane nel mondo, spiegando che il mercato interno langue mentre il fatturato delle imprese di costruzioni italiane all'estero è più che triplicato in meno di dieci anni. L'estero è ormai l'unico sostegno alle imprese di costruzioni italiane, ha aggiunto Buzzetti, dichiarando che "anche le piccole e medie imprese stanno ormai con le valigette in mano".

A livello geografico, i migliori posti dove fare business nel 2015 sono in Asia. La Banca Mondiale ha stilato una classifica in merito, indicando nella top ten Singapore, Nuova Zelanda, Hong Kong, Cina, Danimarca, Corea, Norvegia, Stati Uniti, Inghilterra, Finlandia e Australia.
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