Un investimento con un rendimento... astronomico!Per comprendere meglio l'entità dei numeri, si ipotizzi, basandosi sulle stime di Unioncamere, che le politiche attuate nei
parchi nazionali abbiano un'influenza diretta sull'economia dei territori interessati, in misura di un decimo della ricchezza prodotta. Ciò equivarrebbe a produrre, in quei territori, 3,5 miliardi di euro in più grazie all'esistenza dei parchi stessi. Di questi, in tasse (Irpef, IVA, ecc.), entrerebbero nelle casse dello stato circa 1,7 miliardi di euro, più di 25 volte ciò che lo Stato spende per i 24 parchi nazionali italiani, una sorta di investimento statale con una rendimento del 2.400% annuo.
I parchi, dunque, si autofinanziano, creano nuove opportunità di lavoro e danno un forte impulso alle economie locali. Eppure, i fondi destinati all'ambiente, stanno via via diminuendo. Negli ultimi quattro anni sono stati ridotti di più di 2/3, passando dagli 1,6 miliardi del 2009 ai 468 milioni del 2013. Per veder scomparire il segno meno dalla voce di bilancio legata al Ministero dell'Ambiente è stato necessario aspettare fino al 2014, anno in cui, anche a seguito di svariati appelli di più un centinaio di organizzazioni, tra le quali
Legambiente, FAI, WWF Italia, e sindacati quali
CGIL, CISL, e UIL, i finanziamenti sono saliti a 509 milioni di euro. Sempre poco, rispetto ai fondi che sarebbero necessari a portare avanti un'azione di salvaguardia ambientale efficace. Secondo il presidente del FAI, Antonio Carandini, con finanziamenti all'osso (dal 1986, anno di apertura del Ministero, non si erano mai raggiunti livelli così bassi), sarà difficile anche soltanto cominciare i numerosi lavori di risanamento idrogeologici, necessari in una nazione in cui più del 10% del territorio è a rischio frane e alluvioni.
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