L’ennesimo salasso per le PMI ed i commercianti Se la TARES assume la veste di una patrimoniale per le famiglie, con un aumento medio stimato in circa il 30% rispetto alle vecchie tariffe, la situazione è drammatica anche per le imprese e per il settore del commercio, stretto nella morsa della crisi e privato delle necessarie fonti di finanziamento (prestiti delle banche e pagamenti delle forniture alle pubbliche amministrazioni). Un allarme è stato lanciato dalla CNA - Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa, che parla di un nuovo salasso.
“E' uno scenario inaccettabile – protesta la segretaria Luigia Melaragni - soprattutto in una situazione economico-finanziaria sempre più critica. La pressione fiscale nel nostro Paese è tra le più alte al mondo: quella sui profitti delle imprese ha raggiunto, sommando tasse e contributi, il 68,5%, secondo le recenti analisi della Banca mondiale. Un ulteriore appesantimento rischia di compromettere la sopravvivenza di tante attività che già si trovano in enormi difficoltà. Le aziende non ce la fanno più, non si può chiedere loro l'impossibile”.
Ad avvalorare l’ipotesi di un aumento esponenziale della tassazione sulle imprese, in particolare PMI e commercianti, è intervenuta anche Unioncamere che ha lanciato un allarme sul costo che la tassa avrà per moltissimi piccoli imprenditori. Secondo le stime, la TARES potrà costare anche il 50% in più della TARSU, per alcune categorie di imprese.
Il conto sarà più salato per le aziende dei settori dell'ortofrutta, bar, mense e ristoranti (circa 360 mila imprese). Sono queste, infatti, le attività che la Legge Ronchi individua come quelle a maggior contenuto potenzialmente inquinante. Ad essere penalizzate, con rincari compresi tra il 20% e il 50% rispetto a quanto finora pagato con la TARSU, saranno anche le scuole e le case di cura che, fino ad oggi avevano beneficiato di tariffe molto contenute.
Ad avvantaggiarsi della redistribuzione del carico tributario, invece, saranno le attività considerate a bassa producibilità di rifiuto come i cinema, le autorimesse, gli espositori, le banche, i negozi e le attività industriali e artigianali. Ma anche in questo caso vi saranno degli aumenti importanti.
La CGIA ha fatto qualche simulazione, stimando che, rispetto al 2012, gli aumenti medi stimati per l’anno in corso saranno molto pesanti: su un capannone di 1.200 mq l’aggravio sarà di 1.133 euro (+22,7%), su un negozio di 70 mq l’asporto dei rifiuti costerà 98 euro in più (+19,7%).
“Questa situazione – sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – rasenta il paradosso. Con la crisi economica ed il conseguente calo dei consumi, le famiglie e le imprese hanno prodotto meno rifiuti. Inoltre, grazie all’aumento della raccolta differenziata avvenuto in questi ultimi anni un po’ in tutta Italia, il costo per lo smaltimento degli stessi è diminuito. Detto ciò, con meno rifiuti e con una spesa per lo smaltimento più contenuta tutti dovrebbero pagare meno. Invece, anche con la TARES subiremo un ulteriore aggravio della tassazione”.
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