L'assistenza a domicilio
L’imperativo dovrebbe essere, invece, quello di “aggiungere vita agli anni e non solo anni alla vita”, poiché è comprovato il beneficio per gli anziani, benché sofferenti e bisognosi di cure, a rimanere presso la propria abitazione; essi devono, possibilmente, continuare a vivere in casa loro, adeguatamente assistiti, e non solo per le cure mediche o riabilitative, ma anche e ancor di più per l’approccio globale dell’assistenza alla persona tra le mura della sua casa, oltreché nel contesto di una vita allargata.
La soluzione alternativa alla cultura imperante di ricorrere ai servizi istituzionali sarebbe quella, ritenuta oggettivamente più valida, della “domiciliarità” che implicherebbe risorse fruibili in tempi rapidi, diritti di scelta dei cittadini, assistenza continua, risposte all’emergenza sociale.
La permanenza nella propria casa, però, è possibile solo se si può contare su una famiglia attiva responsabile e sulla qualità del personale deputato all’assistenza. Solo a queste condizioni l’assistito avrà le prestazioni che gli consentono di condurre un’esistenza libera, ma nello stesso tempo protetta.
Chi vuole seguire la strada dell’assistenza a domicilio si trova poi ad affrontare sostanziali difficoltà, come l’impossibilità per i componenti del nucleo familiare di assolvere le mansioni di cura e assistenza all’anziano, per le più svariate ragioni date dal vivere quotidiano e ciò ha fatto lievitare la ricerca di personale professionalmente specializzato, difficilmente rispondenti a quanto riescono a fare, malgrado la buona volontà, le badanti o le assistenti domiciliari.
Questo tipo di assistenza ha un costo e l’assegno di cura pare essere una misura non sufficientemente adeguata a supporto di situazioni fragili economicamente e di non autosufficienza. Insomma un disagio gravato da un’ingiustizia a cui la legislazione deve mettere mano, perché se l’obiettivo è quello di garantire la permanenza a domicilio dell’anziano, le risorse devono essere immediatamente fruibili, o quantomeno deve essere messa a disposizione delle famiglie un’architettura amministrativa snella.
Per cui lo strumento dell’assegno di cura deve essere rivisto, reso appropriato alla tutela del singolo e del rispetto delle libertà individuali, in funzione della personalizzazione dell'intervento.
Come si può ben capire, in sostanza, il problema è variegato e complesso e non è più rimandabile. Serve un approccio efficace e una collaborazione tra operatori e istituzioni, specialmente in un periodo di crisi economica come quello attuale che pesa sul sistema sanitario, visto che nel nostro Paese sono sempre di più i nonni non autosufficienti e bisognosi di assistenza.
Negli Stati Uniti sono nate, per iniziativa privata, delle società con questa "missione", ossia quella di dare la possibilità agli anziani di continuare a vivere in casa propria e con piena assistenza e, al tempo stesso, riqualificare le responsabilità dei familiari.
"