Le immancabili polemiche... e gli immancabili No Expo
Potevano mancare le polemiche nell'organizzazione di un grande evento in Italia?c Ovviamente, no. All'inizio della kermesse si è parlato di
conflitti di interesse nella realizzazione della Pedemontana. Poi, è arrivata la bacchettata di Shanghai per i ritardi nella messa in moto della macchina organizzativa. La metropoli cinese, che aveva iniziato ben 10 anni prima la data ufficiale dell'evento, era arrivata in perfetto orario. A inizio del 2010, l'Expo era di nuovo fermo e sui media circolava un certo malcontento per i ricchi emolumenti dell'allora
Amministratore Delegato Lucio Stanca, successivamente rimpiazzato da Giuseppe Sala.
Poco dopo, il Bureau Internationale des Expositions (BIE) cominciò a premere affinché venissero acquisiti i terreni dove sarebbero sorti i padiglioni, sollecitando l'uscita da un'impasse che sembrava interminabile. Oggi, a tenere banco, sono invece le
presunte irregolarità negli appalti (toh, che novità!). Tanto per citarne alcune, l'appalto relativo alla
piastra è stato assegnato con un ribasso d'asta del 41%. Valore che, pur rientrando nei parametri di legittimità, ha suscitato qualche preoccupazione.
Nonostante i Protocolli di legalità sottoscritti a inizio agosto in scia alla ferma volontà di prevenire i tentavi d'infiltrazione mafiosa, volontà confermata dall'esclusione di 148 imprese dalle grandi opere pubbliche lombarde nel corso degli ultimi due anni, sembra che la parzialità non sia di casa. In particolare, ci si domanda perché la
Elios Srl sia, ad oggi,
l'unica che si è vista revocare un subappalto in virtù di quel protocollo di legalità, visto che tra le aziende che hanno ottenuto subappalti dalla Cooperativa Muratori Cementisti (CMC) di Ravenna - incaricata dei lavori di preparazione e ripulitura, ma su cui pende un sospetto di turbativa d'asta - la Elios non è la sola che sia stata toccata da inchieste della magistratura.
Per non parlare delle polemiche dei 16 Comuni del Patto per il Nord Ovest che si lamentano perché "
a meno di tre anni dall'arrivo dei milioni di visitatori, i territori coinvolti dalle conseguenze di Expo 2015 non sono interpellati nelle più importanti scelte e nella determinazione delle priorità di intervento".
Ovviamente non potevano mancare nemmeno i
detrattori tout court di questo evento. Il
Comitato No Expo lo definisce infatti "
progetto che nasce col peccato originale di una gigantesca speculazione fondiaria ed immobiliare, destinato a portare a sintesi la ridefinizione di tutti gli assetti territoriali attraverso il proliferare di tangenziali, bretelle, autostrade, linee ad alta velocità, centri direzionali, centrali elettriche e centri commerciali".
Speculazioni sulle aree, "affare per i soliti pochi noti", "guadagno effimero, precario, magari in nero per chi vi lavorerà" sono solo alcuni degli aggettivi usati per definire l'Esposizione di Milano.
"