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Coronavirus, a settembre bisognerà aprire con la didattica a distanza. Cosa ne pensa Anief

Mentre alcuni Paesi europei vogliono sperimentare un rientro graduale in aula, per aiutare le famiglie e garantire il diritto all'istruzione, da noi non succederà nulla prima di settembre.

"Un anno scolastico sta finendo un altro sta per iniziare. Ogni giorno la stampa si occupa di come dovrà iniziare il nuovo anno scolastico. Ci sono diverse ipotesi in campo, ma noi sappiamo pure che nelle altre parti d'Europa sta ricominciando a metà maggio: in Germania, in Francia, in Olanda. Allora - afferma Marcello Pacifico presidente nazionale Anief - chiediamo al governo di avere una certezza, perché gli esperti soprattutto che vengono consultati dal governo ci devono spiegare per quale motivo in alcuni paesi si può iniziare e in altri no. Se è un atteggiamento prudenziale, se è dovuto al diverso numero di contagiati, anche se sappiamo che negli altri paesi come Francia e Germania il numero è persino alto. Certo non è alto come l'Italia, non è alto come gli Stati Uniti, però bisogna capire bene. Il decreto legge questa settimana sarà oggetto di studio di analisi e anche di proposte emendative e inizierà l'esame da parte della commissione del Senato, la settima commissione istruzione, quindi ci aspettiamo di capire, al di là della data fantomatica del 18 maggio, prima o dopo, come scrutinare.

E' evidente - sottolinea il sindacalista - che bisogna dare tanto spazio ai colleghi docenti, ai consigli di classe, ai organi collegiali. Perché solo un insegnante all'interno di una classe sa quello che si è fatto in una classe. La stessa cosa per l'inizio del prossimo anno: solo chi è dentro la classe sa come deve ripartire il prossimo anno, cosa recuperare, come scrutinare i ragazzi per il lavoro svolto, cosa manca per poter continuare il proprio percorso negli anni successivi, e poi per essere ammessi agli esami di stato. Quindi stiamo lavorando pure noi come Anief a delle proposte mediative in questo senso e siamo convinti che bisogna ripartire proprio dall'esperienza di chi in questi giorni ha fatto didattica a distanza, o ha cercato di farla, pure con tutte le difficoltà del caso. Però dobbiamo avere chiarezza da parte degli scienziati: chi fa il consulente scientifico deve andare a spiegare a milioni di italiani per quale motivo a settembre dovremmo eventualmente fare didattica a distanza con percorsi alternati degli studenti non più 20-30 ore a settimana, ma alcune ore in presenza, perché negli altri corsi sembra che si stia premendo un'altra strada.

Quindi - conclude Pacifico - è importante in questa nostra società globale capire bene come affrontare nel migliore dei modi questo rischio pandemia e, poi, dal punto di vista dei pedagogisti, di chi si occupa di didattica, cercare di dare le risposte ai problemi che la scienza si pone.
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