Facebook Pixel
Milano 9:36
33.512 +0,05%
Nasdaq 22-nov
20.776 0,00%
Dow Jones 22-nov
44.297 +0,97%
Londra 9:36
8.295 +0,39%
19.402 +0,41%

Miti del nostro tempo

Le trappole mentali in cui inciampano i mercati

Hans Blumenberg (1920-1996) non è molto conosciuto, ma è stato uno dei più grandi filosofi tedeschi del dopoguerra. Al centro dei suoi studi è il mito.

I manuali di filosofia iniziano di solito descrivendo il passaggio dal mito al logos come il grande salto che fa nascere l'Occidente e che fa uscire l'umanità dalla sua infanzia e la proietta verso la maturità.

Blumenberg ritiene però che questa narrazione sia essa stessa un mito e che sotto l'uomo tecnologico della modernità rimanga, ineliminabile, l'uomo che si affida al mito per tentare di dare un senso all'esistenza e per fuggire dall'angoscia di un mondo che ha verso di lui una totale indifferenza. Lungi dall'essere superato dalla scienza e dalla tecnica, il mito è in realtà la dimensione centrale del nostro modo di pensare.

Nel loro ambito, anche i mercati finanziari confermano la tesi di Blumenberg fabbricando incessantemente narrazioni che tentano di dare un senso al caos. In questo decennio, che si è aperto all'insegna di una crescente instabilità dopo quarant'anni di relativa calma, i miti dei mercati tornano ad avere, oltre alla funzione di spiegare, quella di consolare.

È consolatoria, in questo contesto, l'idea della mean reversion, il ritorno inevitabile delle variabili alla loro media storica. È un'idea metafisica, una filosofia della storia che ha, alla base, il mito di un mondo che ritrova sempre il suo baricentro.

E così l'inflazione deve essere per forza transitoria. Anche se la Fed ha abbandonato questa idea nel novembre scorso, il mercato l'ha raccolta e continua a coltivarla più o meno consapevolmente. Per parlare come Aristotele, è come se il luogo naturale dell'inflazione fosse lo zero (o il due per cento adottato a tavolino dalle banche centrali). Quarant'anni delle nostre vite sono lì a dimostrarlo, si pensa. Come conseguenza di questo bias, immancabilmente, da 18 mesi, il mercato si posiziona ogni volta per un'inflazione più bassa di quella che viene poi rilevata dalle statistiche.
Condividi
"
Altri Top Mind
```