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G7: immobilismo autoreferenziale in un mondo che cambia rapidamente

Nei primi quindici giorni di giugno si sono svolti tre eventi collegati fra di loro ed in grado di fare capire il nuovo ruolo della geopolitica globale, le differenze ed i possibili scontri che daranno vita ad una storia che sta rapidamente cambiando. La prima riunione è rappresentata dalle elezioni europee svoltesi in Italia, la seconda quella dei ministri degli esteri dei paesi del gruppo Brics con i nuovi paesi aggiunti ed infine il terzo è stata la riunione del G7 svoltosi in Italia dal 13 al 15 giugno.

Tutti e tre gli eventi si sono curiosamente svolti legati fra di loro in uno stretto periodo a ridosso l'uno dell'altro ed hanno mostrato una stretta relazione che va approfondita per capire i nessi che li collegano, proviamo ad analizzarli ed a trarre qualche conclusione e fare una previsione sul reciproco ruolo di confronto e scontro specie tra il G7 e quello dei paesi del Brics allargato.

Le elezioni europee in Italia si sono svolte in una sorta di clima kafkiano perché di fatto quasi nessuno dei candidati alle elezioni è entrato nel merito del ruolo dell'Italia nella Comunità Europea dando spazio più a slogan che ad idee e pensieri che potessero essere oggetto di riflessione del ruolo dell'Italia nella UE ed anche un'analisi dei problemi strutturali che l'Italia si trova a dovere affrontare a partire dall'oneroso e pericoloso debito pubblico. Il tema del debito è di stretta pertinenza europea per il nuovo (vecchio) patto di stabilità che continua a riproporsi esattamente allo stesso modo da 25 anni senza, di fatto, variazioni in un mondo completamente cambiato. La discussione è stata caratterizzata da una prevalente confusione dove più che le idee si sono scambiati gli insulti e le provocazioni e così i temi più gravosi da affrontare non sono emersi lasciando un vuoto di analisi e di pensiero gravemente preoccupante.

Oltre al debito non sono emersi i problemi che rendono pesante l'equilibrio tra un nord che cerca di ripartire ed un sud sempre più gravato da un clientelismo soffocante; il progetto di federalismo differenziato è stato creato da una burocrazia ottusa e troppo occupata a rendere spesso impraticabili i problemi. Il problema è aggravato dalla burocrazia europea che a sua volta rende ingovernabile il sistema normativo prolisso e ridondante e questo era un punto fondamentale da attaccare. Non si sono spese idee e pareri su una disuguaglianza crescente che sta erodendo la classe media che è l'architrave di tutte le società come sosteneva già Aristotele nell'antica Grecia affermando che la forma migliore di stato fosse la "politia" (democrazia) in cui il potere è nelle mani della classe media e le disparità economiche sono minime. Non sono stati toccati ed affrontati i temi della disoccupazione e della povertà in un periodo di prezzi crescenti più di quanto non crescano i salari e questo è un tema che deve affrontare la comunità europea messa in ginocchio dalle sanzioni rivolte alla Russia per la guerra in Ucraina che ha destabilizzato il mondo rafforzando le aggregazioni opposte all'occidente definito "coloniale".
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