All'inizio del 2023, con un'inflazione al 6.4 per cento, il
Treasury decennale americano, il direttore d'orchestra di tutti gli asset finanziari del mondo, rendeva il 3.74 per cento. Si attendeva del resto una rapida discesa dell'inflazione e l'inizio del ciclo di ribassi dei tassi.
All'inizio del 2024, con l'inflazione effettivamente scesa al 3.4, lo stesso Treasury rendeva però di più, ovvero il 3.92 per cento. Le attese erano comunque positive. Si prevedevano sette tagli dei tassi nel corso dell'anno e una caduta ulteriore dell'inflazione. Certo, i bond brevi avrebbero fatto la parte del leone nella discesa dei rendimenti, disinvertendo la curva, ma qualcosa da festeggiare sarebbe rimesto, si pensava, anche per i bond lunghi.
Oggi, dopo la
pubblicazione del dato sull'inflazione di settembre che la indica al 2.4. il Treasury decennale rende il 4.08. Insomma, l'inflazione continua a scendere (anche se in settembre ha sorpreso con un piccolo rimbalzo) ma il rendimento del bond lungo continua, sia pure molto lentamente, a salire.
Le possibili spiegazioni non mancano. La più benevola è che si tratta semplicemente del dispiegarsi del
processo di normalizzazione della politica monetaria, con il ripristino di tassi reali positivi (anche se non ancora di un term premium). Non siamo più negli anni Dieci, quando i rendimenti reali negativi erano considerati normali anche sulle scadenze lunghe e il rendimento reale attuale non è altro che il ripristino di quello che era consueto fino alla grande crisi finanziaria del 2008.
Altre spiegazioni, che possono peraltro convivere con quella che abbiamo appena descritto, sono più maliziose. La politica fiscale rimarrà espansiva a perdita d'occhio, e il disavanzo americano rischia di allargarsi ulteriormente con la prossima amministrazione, chiunque vinca il 6 novembre. Questo ragionamento è alla base della decisione di
Stanley Druckenmiller, un investitore che il mercato segue con attenzione perché da decenni ha risultati eccellenti, di stare al ribasso sui bond per il 12 per cento del suo family office.
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